“Stregato” dai “Fondi Oro”
Matteo Salamon è “stregato” dall’alta epoca pittorica d’Italia, in particolare da artisti attivi a Firenze che dipingono sui “Fondi oro”. Il “Medioevo” usa il colore non solo per il suo aspetto estetico, ma soprattutto per il suo aspetto simbolico. L’abbandono del “Fondo oro” avviene con l’esplosione del “Rinascimento” e gli sfondi di cielo d’azzurro terso. Ora 15 capolavori su tavola di autori non particolarmente noti al grande pubblico, ma di fattura preziosa, eseguiti tra fine Trecento e primi Cinquecento ci dimostrano il passaggio epocale. L’itinerario parte dalla Toscana, con Niccolò di Pietro Gerini, per proseguire nel Lazio con Antoniazzo Romano, le Marche con il Maestro della Lamentazione di Scandicci (allievo probabilmente del Perugino), presente qui con uno straordinario brano paesistico; poi vediamo Michele Ciampanti con la sua pensosa “botticelliana” Madonna, per approdare in Lombardia con il Maestro di Palazzo d’Arco (Fra’ Battista Spagnoli detto Battista Mantovano?): “Santa Caterina d’Alessandria” e “Santa Maria Maddalena”. Le tavole documentano un’Italia di territori per cui il grande critico Roberto Longhi non vede l’irradiazione di una temperie formale da un ‘centro’ verso tante ‘periferie’, quanto piuttosto la simultanea espressione di lingue differenti. Personalmente ho l’impressione che, pur seguendo ogni artista la propria indole, Firenze sia “Caput Mundi”. I dipinti sono caratterizzati da uno straordinario stato di conservazione – avverte Matteo Salamon – e da documentate vicende collezionistiche nonché da attribuzioni precise fondate su ricerche di esperti di ciascun ambito culturale. Il catalogo è introdotto da un saggio di Mauro Minardi con schede redatte da Federico Giannini a mò di piccoli saggi.
Galleria Salamon – Palazzo Cicogna, I° piano; Via San Damiano 2, Milano; Fino al 31 Gennaio 2018; orari: da lunedì a venerdì 10-13 e 15-19; Ingresso libero; Tel. 02 7602 4638;
Fabio Giuliani
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