Milano – Segni, colori e luci a Milano / Rovereto – Il Novecento italiano nel mondo
Margherita Sarfatti, nata Margherita Grassini (Venezia, 1880-Cavallasca, 1961), è stata scrittrice e critica d’arte italiana. Ultima di quattro figli, nacque da una ricca e nota famiglia ebraica. Il padre, Amedeo Grassini, era una personalità di grandissimo spicco: avvocato e consigliere comunale, amico del Patriarca di Venezia Giuseppe Sarto (il futuro Papa Pio X), condusse, con Giuseppe Musatti, una fiorente carriera imprenditoriale: fondatore della prima società di vaporetti di Venezia, costituì anche un gruppo finanziario per avviare la trasformazione del Lido in località turistica. Margherita, già di sua natura assai dotata, ebbe un’ottima istruzione, parlando correntemente quattro lingue. Nel 1898 sposò l’avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, prendendone il cognome, con cui firmò tutte le sue opere. Nel 1902 si trasferisce a Milano, dove inizia a scrivere sull’“Avanti della Domenica”. E nel 1909 è assunta come responsabile della rubrica di critica d’arte sull’“Avanti!”, organo di stampa del Partito socialista italiano. Tra il 1902 e il 1905 collabora con il periodico “Unione femminile”, organo di stampa della omonima organizzazione, impegnata per l’emancipazione femminile. Nel 1912 Anna Kuliscioff fonda e dirige la rivista La difesa delle lavoratrici alla quale sono chiamate a collaborare le donne socialiste italiane; anche la Sarfatti si rende disponibile a fornire il suo contributo sia con articoli, sia con sovvenzioni personali in denaro. Nello stesso anno incontra Benito Mussolini, allora dirigente del PSI e in procinto di divenire direttore dell’“Avanti!”, e nasce tra i due una relazione che si trasformerà in un sentimento più profondo, durato vent’anni. Tale sentimento la porterà sempre più vicina alle posizioni di Mussolini in qualsiasi modo queste si evolvano fino a divenire, nel 1918, redattrice de “Il Popolo d’Italia”, quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore. Il 28 gennaio 1918 suo figlio Roberto, volontario nella prima guerra mondiale, Caporale nel VI Reggimento Alpini, viene ucciso, non ancora diciottenne, nel corso di un assalto sul Col d’Ecchele, sull’Altopiano di Asiago, durante la prima Battaglia dei Tre Monti. A ricordo dell’episodio, per il quale al giovane fu conferita una medaglia d’oro al valor militare, Margherita fa erigere sul luogo dove Roberto era morto un monumento funebre, opera dell’architetto Terragni e a Milano viene intitolata proprio a lui l’omonima Via in prossimità dell’Università Bocconi. Il suo salotto milanese – uno dei più esclusivi della città, al numero 93 di Corso Venezia – intorno agli anni Venti è frequentato da molti intellettuali ed artisti; in questo centro accoglie il gruppo futurista, letterati come Massimo Bontempelli con Ada Negri, la coppia di scultori Medardo Rosso e Arturo Martini. Nel 1922 fonda con il gallerista Lino Pesaro e gli artisti Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi il cosiddetto Gruppo del Novecento, le cui opere furono esposte per la prima volta nel 1923 alla galleria Pesaro di Milano. A causa della sua adesione al fascismo – sancita nel 1925 dalla sottoscrizione al Manifesto degli intellettuali fascisti – alcuni artisti si allontanarono, non condividendo il progetto della Sarfatti di contribuire alla nascita di una cosiddetta arte fascista. Tuttavia, nonostante le polemiche, nell’ambito della XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma organizza la successiva mostra dal titolo “Dieci artisti del Novecento italiano” (Roma, 1927), nella quale fece esporre i principali pittori romani, fra i quali: Bartoli, Ceracchini, Guidi, Socrate, Trombadori, Luigi Trifoglio. Alla mostra non mancarono di partecipare tutti i maggiori artisti italiani. Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, la Sarfatti si allontana dall’Italia evitando, in tal modo, di essere travolta dal crollo del regime. Si trasferisce dapprima a Parigi, ove tiene conferenze sulla letteratura. Ha rapporti con Jean Cocteau, rivede Alma Mahler che di lei dice: “Quando la incontrai in Italia era una regina senza corona ora è una mendicante reale in esilio.” Margherita rientrerà solo nel 1947, a guerra finita con il ripristino delle libertà democratiche. Pubblica il libro di memorie “Acqua passata”, nel 1955. Vivrà appartata nella sua villa di Cavallasca, presso Como, sino alla morte, avvenuta all’età di 81 anni nel 1961. L’archivio di Margherita Sarfatti è conservato all’“Archivio del ‘900” del Mart di Rovereto. Proprio la sede museale trentina rende omaggio a questa figura così importante per il Novecento artistico italiano con un doppio evento espositivo congiunto al Museo del Novecento di Milano impostate ciascuna in due differenti chiavi di lettura. Vediamole in sintesi. Nella struttura progettata da Mario Botta è posta particolare attenzione alle mostre organizzate in Europa e nelle Americhe per promuovere lo stile italiano e l’idea di “moderna classicità”. Dagli esordi giovanili alla fondazione di “Novecento Italiano”, il percorso espositivo documenta l’attività artistica, politica e intellettuale della Sarfatti. Numerose opere provenienti da grandi musei internazionali e da importanti collezioni private dialogano con documenti e materiali d’archivio. Vediamo qui circa 100 capolavori di 30 grandi maestri come Boccioni, Bucci, Casorati, Carrà, de Chirico, Dudreville, Funi, Marussig, Malerba, Morandi, Oppi, Medardo Rosso, Sironi, Severini, Wildt. (A cura di Daniela Ferrari con il supporto di Ilaria Cimonetti e dei ricercatori dell’Archivio del ’900 del Mart.) A Milano il “racconto” parte dalle vicende private e pubbliche di Margherita, attraverso 90 opere circa dei protagonisti di “Novecento Italiano”, di cui la Sarfatti è l’anima critica. Dipinti e sculture di 40 artisti tra cui Boccioni, Borra, Bucci, de Chirico, Dudreville, Funi, Malerba, Sironi e Wildt vengono contestualizzati da filmati e fotografie, lettere, inviti ai vernissage, libri d’epoca, abiti, vetri ed arredi, con un approfondimento da più prospettive sulla Milano degli anni Dieci e Venti nel XX secolo. (A cura di Anna Maria Montaldo e Danka Giacon con la collaborazione di Antonello Negri.)Un bellissimo esaustivo catalogo unificato per entrambe le mostre è pubblicato da Electa.
Mart Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto – Corso Bettini 43, Rovereto (Trento); Orari: da martedì a domenica 10-18; venerdì 10-21; Tel. 0464 438887; www.mart.trento.it
Museo del Novecento – Piazza Duomo 8, Milano; Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì-domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30; Tel. 02 88444062; www.museodelnovecento.org
Fabio Giuliani
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