Milano – ARTE LIBERATA – DAL SEQUESTRO AL MUSEO

Storia di una collezione confiscata in Lombardia

Arte Liberata - 2

Dallo Stato un’operazione culturale esemplare

Giovedì 25 ottobre, ore 19 nella sala conferenze di Palazzo Litta, Marco Carminati, abituale giornalista d’arte per il “Sole 24Ore”, si è intrattenuto in una piacevole ed istruttiva conversazione tra Francesco Tedeschi (critico e curatore di mostre) e Paolo Campiglio con Beatrice Bentivoglio Ravasio per la presentazione del catalogo della mostra, iniziata un mesetto prima, “Arte liberata. Dal sequestro al museo. Storia di una collezione confiscata in Lombardia”. Il volume è il catalogo della mostra dallo stesso titolo in corso a Palazzo Litta dedicata ad una collezione d’arte contemporanea confiscata in Lombardia ed assegnata al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Sessantanove opere di autori italiani e stranieri del XX e XXI secolo, taluni di grande rilievo nel panorama artistico internazionale, allestite nella splendida cornice delle sale nobili del Palazzo. Curata da Beatrice Bentivoglio-Ravasio, organizzata dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia, che proprio qui risiede, in accordo con l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, e realizzata dallo staff tecnico dello stesso Segretariato, l’esposizione comunica gli esiti dell’attività svolta dall’ufficio a supporto dell’Agenzia Nazionale negli anni 2014-2016, allorché due confische di opere d’arte effettuate in regione l’hanno visto coinvolto nella duplice veste di consulente tecnico-scientifico e principale beneficiario dell’azione di restituzione. Il lavoro, svolto in partenariato con Paolo Campiglio (docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Pavia) ha mostrato come le opere esposte siano tutte autentiche, in gran parte dotate di documentazione d’acquisto o provenienza piuttosto che di expertise o dichiarazione dell’autore, raccolte secondo un disegno preciso e, verrebbe da dire, guidato da un consigliere esperto. L’insieme delle opere di “Arte Liberata”, in alcuni casi dei veri e propri capolavori, permette di seguire per tappe la storia dell’arte dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri, con una particolare predilezione per le poetiche astratte e informali e per le neo-avanguardie degli anni Sessanta. In mostra si ritrovano una rara scultura di Jean Arp e due di Arnaldo Pomodoro, una serie di opere su tela di Victor Vasarely, un precoce “empaquetage” di Christo, un’importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani, nonché capolavori dei principali rappresentanti dell’Arte Povera e concettuale da Giuseppe Penone a Pier Paolo Calzolari. Notevoli anche i lavori di Castellani e Spalletti, le accumulazioni di Arman, il “Senza Titolo” di Gianni Colombo, la grande tela di Emilio Vedova che esprime la gestualità del colore come atto di protesta. Afferma la curatrice nel testo essere questa una storia del percorso del passaggio dalla proprietà privata a quella pubblica di una collezione d’arte contemporanea molto interessante e preziosa confiscata nel 2008 ed assegnata proprio in questo 2018 al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e precisamente al Segretariato Regionale per la Lombardia perché provveda alla conservazione e pubblica fruizione. (…). Il maltolto ritorna alla collettività sotto forma di raccolta museale attraverso un percorso di redenzione che è il vero cuore, segno concreto e tangibile della vittoria dello Stato sulla delinquenza e il malaffare. La destinazione che il Segretariato regionale ha proposto all’Agenzia nazionale è quella museale, con la richiesta di mantenimento del nucleo indiviso, sia per motivi storico-artistici sia, e soprattutto, per il valore simbolico che un’assegnazione unitaria e in blocco ha sotto il profilo del messaggio di legalità sotteso a tutta la politica della riconversione dei beni confiscati. L’obiettivo primario proposto dalla Segreteria Regionale all’Agenzia Nazionale è il mantenimento del nucleo indiviso con l’allestimento in un Polo o Padiglione dell’Arte Liberata, una sorta di museo/centro studi permanente dedicato allo specifico tema del rapporto fra arte e criminalità e del riutilizzo sociale dei beni culturali confiscati. Un Polo che si vorrebbe realizzare a Milano, in un immobile parimenti confiscato e pervenuto nella disponibilità dell’Agenzia nazionale, quale testimonianza tangibile di restituzione alla collettività di beni acquisiti con i proventi di attività illecite. Nelle more della creazione di detto Polo, la collezione sarà esposta presso la GAMEC – Civica Galleria di Arte Moderna di Bergamo, che si è dichiarata disponibile  ad accogliere tutte le opere valorizzandole nel proprio rinnovato e prestigioso percorso museale.  Il volume, pubblicato da Scalpendi Editore, oltre al saggio della curatrice ed un testo di Paolo Campiglio che illustra la collezione, è completato dalle schede di tutte le opere esposte estese dalle sue collaboratrici: Borghi, Paglioli, Perillo, Saveri, Tamigio. Reato a parte, mi congratulo con questo collezionista per le opere scelte e il suo programma di acquisti che le storicizza. Gli resta – e non è di poco conto – di poterle riammirare tutte insieme esposte in un museo.

Palazzo Litta – Corso Magenta 24, Milano; Fino al 18 Novembre 2018; Orari: giovedì 12-22; venerdì, sabato, domenica 12-19  (ultimo ingresso 30 minuti prima) ingresso libero; Aperture straordinarie la mattina per gruppi e scuole con prenotazione obbligatoria; (Tel. 02 80294217, da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle 13); Informazioni: www.lombardia.beniculturali.it ;

Fabio Giuliani

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