Milanesi, bresciane, bergamasche: cosa sapere sulle carte da gioco lombarde

Le carte da gioco vanno di moda ancora oggi, soprattutto in Italia dove continuano a circolare mazzi regionali dalla forte connotazione folkloristica. Forse non tutti sanno che le carte sarebbero state inventate dai cinesi, presumibilmente nel X secolo, e che all’epoca venivano utilizzate anche come strumenti di pagamento. Oggi, invece, si presentano perlopiù come mezzi di fortuna per improvvisare un passatempo. Con lo stesso mazzo è infatti possibile dar vita a più giochi. Dal punto di vista prettamente concettuale, non intercorrono infatti differenze tra i mazzi, che si distinguono per raffigurazioni e dimensioni. Rispetto alle più comuni carte francesi, quelle regionali contano però meno unità: 40 anziché 52, in quanto non esistono le carte numeriche degli 8, dei 9 e dei 10.

In Italia non c’è un singolo mazzo nazionale, proprio perché ogni regione ha il suo. Le carte conservano la loro forma rettangolare e la presenza di 4 semi, nella maggior parte dei casi denari, coppe, bastoni e spade. Tra i mazzi regionali, probabilmente i più conosciuti sono quelli napoletani, ma piuttosto diffusi sono anche i siciliani (che hanno ispirato il Tarocco) e i piemontesi, con le carte più piccole di tutte. In Lombardia è possibile individuare addirittura 3 tipologie di carte: milanesi, bresciane e bergamasche, che non seguono gli stessi canoni degli altri mazzi italiani.

Le carte milanesi sono contrassegnate infatti dai semi francesi, vale a dire cuori, quadri, fiori e picche. Di conseguenza sono tranquillamente utilizzabili per giochi come il poker et similia, anche se in un’epoca in cui è tutto omologato a livello digitale è praticamente impossibile imbattersi in questo tipo di mazzo nel blackjack in modalità online. Le carte milanesi sono di dimensioni alquanto esigue, misurando 50×94 mm. A dispetto della grandezza e della divisione orizzontale, che ne riduce l’estensione, le figure risultano curate al dettaglio e non mancano riferimenti a simboli della città di Milano, come il biscione visconteo che si può apprezzare sul fante di fiori. Ancora più caratteristici sono i mazzi bresciani, gli unici in Italia a contenere 52 carte come quelli francesi, adottando però i semi regionali.

Le carte bresciane vengono impiegate soprattutto per le partite a cicera bigia, un proverbiale gioco locale. Queste carte sembrano poco elaborate nelle raffigurazioni, che non rispettano sempre le proporzioni anatomiche. Inoltre, appaiono più lunghe che larghe e quindi meno maneggevoli rispetto ad altre. Alcune carte specifiche vantano persino dei soprannomi: ad esempio il fante di coppe è noto come “Fant cagnì” o “Fant Gop”, mentre l’asso di coppe è conosciuto come “Angiulina”.

Ultime ma non ultime, le carte bergamasche. Qui il 4 di spade viene chiamato “margì” in riferimento alla donnina rappresentata al centro e i denari sono meglio conosciuti come “ori”. Il mazzo bergamasco si compone di 40 carte dai semi latini, con figure a due teste. Da notare che sull’asso di bastoni si può leggere la scritta “VINCERAI”. L’asso di coppe si distingue invece per un aspetto molto simile a quello di una fontana, come a voler omaggiare gli emblemi della dinastia degli Sforza, la famiglia di nobili che resero grande Milano tra il XV e il XVI secolo. In alcune versioni speciali dei mazzi bergamaschi sono presenti 4 carte in più: 2 con i numeri che vanno dall’1 all’8 e altrettante con i numeri che vanno dall’1 al 10.

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