Maxi-inchiesta sul dossieraggio: tra gli indagati due bresciani

Prosegue l’indagine su scala nazionale che svela un’estesa rete di spionaggio e sottrazione di dati sensibili ai danni di personalità politiche e imprenditoriali. La presunta organizzazione criminale, specializzata nell’accesso e nella diffusione di dati riservati, avrebbe offerto questi servizi illeciti a una lista di clienti ancora in via di definizione. Condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese sotto la supervisione della Procura di Milano e della Direzione distrettuale antimafia, l’inchiesta ha già portato all’arresto di sei persone, tra cui spiccano ex appartenenti alle forze dell’ordine e consulenti informatici. Gli arrestati, accusati di far parte di un’organizzazione dedita alla raccolta e alla vendita di dati per profitto economico, avrebbero agito anche con appoggi della criminalità organizzata e di alcuni servizi segreti.

La struttura dell’organizzazione

L’organizzazione, composta da esperti informatici, ex poliziotti e consulenti, avrebbe avuto accesso a banche dati riservate come lo SDI (Sistema di Indagine), Serpico e altri sistemi nazionali, utilizzati per ottenere informazioni finanziarie, fiscali e giudiziarie. Secondo le ipotesi degli inquirenti, il gruppo operava su commissione di grandi aziende, studi legali e professionisti interessati a condizionare l’attività dei loro concorrenti tramite dossier mirati. Gli accusati, attualmente posti ai domiciliari, includono l’ex poliziotto Carmine Gallo, Nunzio Samuele Calamucci, Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo, mentre il finanziere Giuliano Schiavo e il poliziotto Marco Malerba sono stati sospesi dall’esercizio delle loro funzioni pubbliche. Tra le accuse principali si trovano l’accesso abusivo a sistemi informatici, la corruzione e la violazione del segreto d’ufficio, tutte finalizzate alla creazione di un vasto sistema di dossieraggio illecito.

Dati e clienti: un sistema su larga scala

I dati acquisiti illegalmente dalla presunta rete includevano informazioni dettagliate su conti bancari, precedenti penali e dati sanitari, poi venduti a clienti in cerca di un vantaggio competitivo. Studi legali e grandi imprese sono tra i sospetti clienti, accusati di pagare per informazioni che avrebbero potuto agevolare pratiche commerciali contro i loro rivali. Le indagini hanno rivelato una rete di contatti di alto livello, che spazia dalla criminalità mafiosa ai servizi segreti stranieri, ulteriore testimonianza del livello di sofisticazione dell’organizzazione.

Indagati e spiati: la lista si allunga, spuntano nomi bresciani

L’elenco degli indagati, che cresce progressivamente, conta al momento più di 50 persone, tra cui nomi di spicco come il miliardario Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, e il banchiere Matteo Arpe. Leonardo Del Vecchio sarebbe indagato per concorso in accesso abusivo, mentre altre personalità potrebbero essere accusate di intercettazioni illecite, accesso abusivo a sistemi informatici e corruzione.

Tra i nomi di spicco figurano anche i bresciani Mattia Coffetti, imprenditore 36enne di Rodengo Saiano, e Giuseppe Battagliola, imprenditore 67enne di Manerbio. Entrambi risultano indagati come possibili “clienti” del sistema di dossieraggio, mentre tra gli spiati appare il nome di Giovanni Gorno Tempini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti. La posizione dei due imprenditori bresciani è ora al vaglio degli inquirenti, che stanno valutando il loro livello di coinvolgimento e la possibile responsabilità nell’accesso ai dati riservati.

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