Una lettera aperta a tutti i sindaci della provincia, per annunciare decise azioni, non esclusa quella giudiziaria, volte a contrastare la realizzazione dei maxidepuratori del Garda a Gavardo e Montichiari.
A firmarla, Gianluca Bordiga, portavoce del «Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese e il lago d’Idro», che raggruppa diciannove realtà ambientalistiche bresciane, mantovane e trentine. Molteplici, secondo le associazioni, le ragioni dell’opposizione al progetto.
«Illogica è la decisione di portare i reflui del lago in un altro bacino, pompandoli su un’altitudine di 150 metri per scavalcare le colline moreniche – si afferma -. Erronea è pure la finalità di fondo, secondo cui si vorrebbe utilizzare l’enorme quantità di acqua proveniente dal Garda per conferirla al comparto agricolo della pianura bresciana e mantovana, allo scopo di continuare a irrigare con il metodo a scorrimento, che determina consumo e spreco grandissimi».
La lettera prosegue evidenziando quelli che sarebbero «i rischi di inquinamento del Chiese, già gravemente ammalorato proprio per gli effetti del depauperamento delle sue acque a causa delle esigenze del settore agricolo che lo desertificano per lunghi tratti, rischi che potranno verificarsi considerando che la quasi totalità dei Comuni gardesani non dispone della separazione tra acque bianche e nere».
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