«Siamo pronti a ricorrere alla giustizia amministrativa e alla Corte dei Conti se non prenderanno in considerazione altri progetti». Contro l’ipotesi della costruzione del depuratore del Garda a Gavardo si schierano il Comitato referendario per l’Acqua Pubblica, l’associazione G.a.i.a. e il Tavolo del fiume Chiese, che si dicono pronti a portare in tribunale con due azioni legali Acque Bresciane e, quindi, «a bloccare un progetto giudicato sbagliato dal punto di vista economico, ambientale e delle ragioni che ne stanno alla base».
Come spiegato dall’avvocato di Legambiente, Pietro Garbarino, il tema di fondo è quello che la giustizia chiama «sviamento di potere», la motivazione cioè per la quale certi atti amministrativi vengono presi per ragioni diverse da quelle sbandierate, cioè in questo caso l’interesse pubblico. Secondo i detrattori del progetto presentato da Acque Bresciane, «dietro la volontà della politica di insistere su questo progetto, ci sono non solo gli interessi dei Comuni gardesani, che non vogliono il depuratore sul lago, ma soprattutto quelli degli agricoltori».
Il fiume Chiese, ormai quasi del tutto asciutto in gran parte dell’anno, non garantisce più un’affluenza tale da permettere l’irrigazione dei campi. Un depuratore che riversa le acque bianche nel fiume risolverebbe questo problema. «Stiamo studiando un’azione legale molto forte e molto incisiva – ha spiegato Gianluca Bordiga, del Tavolo del Chiese, che raccoglie una ventina di associazione – Questo è un progetto che ha alla radice una bugia, una falsità, un progetto concepito con motivazioni gravemente recondite».
Intanto il Comitato per l’acqua pubblica e l’associazione G.a.i.a stanno studiando una seconda azione legale contro Acque Bresciane, rivolgendosi alla Corte dei conti «perché crediamo – è stato detto da Mario Mazzacane e Filippo Bruni – che ci sia un danno erariale e ambientale enorme». Lunedì prossimo nella sala civica di Gavardo alle 20.30 ci sarà un’assemblea pubblica.
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