C’è il turismo culturale, quello enogastronomico e poi c’è quello matrimoniale. Non stiamo parlando di single in cerca di moglie o marito in un Paese esotico, ma di coppie che scelgono l’Italia per sposarsi. I motivi sono presto detti: panorami mozzafiato, enogastronomia d’eccellenza e quell’idea radicata negli stranieri che nel nostro Paese si sappia vivere e far festa.
Ecco che l’Italia è la seconda meta più di tendenza per le nozze dopo le Maldive e prima di Bali. Nel 2019, secondo i dati diffusi da Enit, l’agenzia nazionale del turismo, 619mila persone hanno scelto il nostro Paese per festeggiare una nuova unione, generando circa 2 milioni di presenze e spendendo 195 milioni di euro. Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna sono i Paesi dai quali arrivano la maggior parte delle coppie; Lazio, Veneto e Toscana le mete più richieste. La Lombardia è all’ottavo posto, con un giro di affari di circa 10,6 milioni. Una tendenza che ha ingranato la quarta nel 2022, dopo lo stop del 2020 e 2021. Il periodo più richiesto, dal 73,7%, è il periodo che va da giugno e settembre, segue ottobre-novembre (8%); cala la primavera (dal 31% del 2019 si è passati al 17% dello scorso anno).
Nel Bresciano
Il nostro territorio non fa eccezioni e il fenomeno dei «destination weddings» cresce ogni anno. Garda e Sebino sono le zone più richieste, la Franciacorta, a detta dei sindaci, stenta a prendere il volo in questo settore anche se all’Albereta qualche richiesta da olandesi, svedesi, inglesi e qualche americano arriva. L’Isola del Garda è stata forse tra le prime a ospitare questo tipo di celebrazioni: «Nel 2005 – racconta la dirigente Alberta Cavazza – abbiamo iniziato ad ospitare le prime cerimonie, poi è stato un crescendo fino al boom tra il 2017-18».
Qui la clientela è di medio e alto livello: sono sempre stati per lo più inglesi e tedeschi, ma per il 2023 ci sarà il sorpasso degli americani. «All’inizio, dieci anni fa – aggiunge la responsabile eventi di Castello Oldofredi di Monte Isola, Simona Agnesi -, erano soprattutto danesi, svedesi e olandesi ad arrivare da noi, ora invece sono più inglesi, tedeschi e svizzeri».
EMBED [Una sposa arriva a Monte Isola in motoscafo]
I numeri
C’è anche da dire che il fenomeno sfugge un po’ ai dati ufficiali reperibili nei Comuni: la maggior parte delle coppie, infatti, arriva in Italia già sposata e qui celebra il cosiddetto «matrimonio simbolico» e festeggia, eliminando così tutta la burocrazia. Se si confrontano i dati degli uffici anagrafe con quelli delle location più richieste, infatti, la discrepanza è notevole. Castello Oldofredi di Monte Isola, tanto per fare qualche esempio, nel 2022 ha ospitato circa 40 coppie straniere, ma il numero di matrimoni registrati in Comune è di soli 3.
Le località più «in»
Così a San Felice per l’anagrafe le nozze di stranieri sono 18, di cui 16 su l’Isola del Garda, ma i Cavazza hanno visto ben 55 coppie dirsi sì. Il fenomeno si riscontra tale e quale un po’ in tutta Italia: per il Centro studi turistici, infatti, lo scorso anno è cresciuto del 20% il numero di coloro che scelgono il rito simbolico, del 2% il rito civile. In calo le unioni religiose. Il turismo matrimoniale comunque è in evidente crescita e lo si nota anche scorrendo i dati delle anagrafi di alcune delle località più «in»: a Lonato, nel 2022 sono stati registrati tre matrimoni civili di stranieri (da Germania e Regno Unito), a Gargnano 8, a Gardone Riviera 13 (4 tedeschi, 6 britannici, una coppia polacca, una austriaca e una norvegese) e a Limone 23 (20 tedeschi, 2 inglesi, un irlandese) contro i 18 del 2019.
Previsioni
Buone anche le previsioni per il 2023: Isola del Garda ha già l’agenda piena e ha chiuso le prenotazioni, mentre Castello Oldofredi sarà la cornice, tra le altre, per le nozze di una coppia sudafricana e una australiana. Gli sposi e i loro ospiti solitamente si fermano per 3- 4 giorni e molti ospiti poi tornano. Un volano quindi per il turismo. Gli sposi poi, secondi Enit, proseguono per un viaggio di nozze tutto tricolore fermandosi circa 9 giorni. La quota maggiore del budget (33%) gli stranieri la riservano al cibo e al bere, la quota minore (17%) al servizio di ospitalità.
A confermare la ricerca dell’Osservatorio Destination Weddings in Italy e di Italy for Weddings, the Event è Simona Agnesi: «Rispetto agli italiani gli stranieri sono meno esigenti sugli allestimenti floreali e la grafica, puntano meno sui dettagli, ma cercano la qualità del cibo. In più da noi c’è tutto ciò che cercano, paesaggio ed enogastronomia, ad un prezzo inferiore che da loro». Tra il fenomeno del «destination wedding» bisogna anche registrare gli italiani che si spostano in un’altra regione per sposarsi: nel 2022 sono stati 7.160.
Legge e certificati: come domare la burocrazia
Dimenticate i film dove la coppia in vacanza a Las Vegas decide improvvisamente di sposarsi infilandosi in una cappella dove il celebrante è vestito da Elvis. La burocrazia, in caso di matrimoni all’estero, non si può evitare. Per gli stranieri che arrivano in Italia si segue il Codice Civile. E la pratica non è sicuramente immediata: «Entrambi i futuri sposi – ci spiega Erminio Forzanini, responsabile dell’Ufficio servizi demografici di Lonato – devono avere un certificato di capacità matrimoniale nel quale sia indicata la residenza e lo stato civile, questo perché non vengono fatte le pubblicazioni. Il loro paese, quindi, ha già verificato che si possono sposare». Come dicevamo si fa riferimento al Codice civile italiano quindi non è ammesso che uno dei due sia già sposato perché l’ordinamento italiano non permette la bigamia. Lo stesso ragionamento vale per il regime patrimoniale: «Contestualmente all’atto alla coppia viene anche chiesto di scegliere tra la separazione o la comunione dei beni, anche se il paese di origine non dovesse prevedere la separazione».
Altro elemento necessario per celebrare le nozze tra stranieri è il traduttore perché entrambi devono capire cosa viene chiesto loro e gli articoli del Codice civile, che regolano le unioni (il 143, 144 e 147), che vengono letti durante la cerimonia. L’interprete quindi viene nominato un paio di giorni prima del rito dall’ufficiale di Stato civile (oppure dall’ufficiale celebrante il giorno della cerimonia) durante «un processo verbale»: «La coppia deve dimostrare di potersi sposare secondo il regolamento italiano. L’ufficiale di Stato Civile quindi fa la verifica e fa firmare loro il documento».
Poi c’è la cerimonia vera e propria e infine del rito l’interprete giura che ha tradotto fedelmente ciò che l’officiante ha letto agli sposi. Solo allora il Comune rilascia, su richiesta della coppia, il certificato di matrimonio plurilingue che permetterà di trascrivere le nozze. Per gli italiani che decidono di sposarsi all’estero, esattamente come per chi arriva nel Belpaese, si rispetta la legge del Paese dove viene celebrato il matrimonio. Ogni Stato infatti chiede documenti diversi. Bisogna però ricordarsi di fare un passaggio in più: non si arriva nel proprio Comune con il «pezzo di carta» e basta. «Il certificato di matrimonio celebrato all’estero – aggiunge Forzanini – va portato al Consolato che si occuperà di trasmetterlo al Comune di residenza. Se non si fa così non ci sarà la registrazione dell’unione e quindi non si risulterà sposati». Se l’italiano è residente all’estero le pubblicazioni vanno esposte al Consolato.
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