Carabinieri e Procura della Repubblica attendono. E anche la comunità di Sirmione, gli amici e i conoscenti di Nerina Fontana, uccisa a calci e pugni venerdì sera da suo figlio Ruben Andreoli, aspettano l’interrogatorio di convalida in programma per questa mattina alle 9.30 nel carcere di Canton Mombello.
Fino ad ora il 45enne si è avvalso della facoltà di non rispondere e le indagini dei militari dell’Arma, che hanno chiarito la sequenza degli eventi che ha portato al decesso della donna di 72 anni, non sono ancora riuscite a stabilire con precisione cosa abbia scatenato la furia che si è trasformata in brutale aggressione, prima in salotto e poi sul balcone.
Anche ieri l’appartamento al primo piano della palazzina di via XXIV Maggio a Lugana di Sirmione aveva porte e finestre chiuse, tapparelle abbassate.
Sul terrazzo teatro del massacro restano gli stracci impregnati di sangue, quelli che, dopo i rilievi, i carabinieri hanno usato per provare ad evitare che continuasse a colare sulle tende e nel giardino dei vicini del piano di sotto. Anche loro non sono tornati a casa.
In quartiere
Nell’appartamento, che è stato dissequestrato già all’alba di sabato, non è più tornato nessuno. O almeno nessuno se ne sarebbe accorto. La moglie di Ruben, donna di origini ucraine da molti anni in Italia, che era in casa al momento dello scoppio della furia del marito e che comunque è ritenuta totalmente estranea al delitto, ha trovato ospitalità da alcuni conoscenti. Almeno per ora.
Ieri pomeriggio nel quartiere tutto sembrava tornato alla normalità. Solo gli sguardi di chi passava con il cane o con la borsa della spesa che si soffermavano sulla macchia rossa sulla tenda dei vicini, sulle finestre chiuse. Niente di più. Il cordoglio è stato composto e silenzioso. Ma soprattutto sospeso, in attesa di capire, se mai sarà possibile, cosa abbia scatenato la furia del figlio contro la madre fino ad ucciderla.
Il fattore scatenante
Resta infatti tutto in quei pochi secondo il mistero di una storia che è stata, fin dalla prima, allarmata, chiamata dei vicini ai carabinieri, chiarissima negli aspetti tecnici. Ma il perché invece resta avvolto dall’incertezza. E su questo si concentrano le attese e le speranze in vista dell’interrogatorio di questa mattina. «Speriamo che chiarisca perché gli è montata quella furia e l’ha massacrata» ha detto una delle persone che ha lavorato al caso, e se lo sono ripetuti, increduli, tutti coloro che hanno conosciuto la famiglia e che mai si sarebbero aspettati un epilogo così tragico.
Alle 9.30, in carcere, davanti al Gip e al pm titolare del fascicolo, il sostituto Ettore Tisato, la domanda sarà posta proprio a Ruben Andreoli. Che se lo vorrà avrà l’occasione di chiarire un gesto che resta senza una spiegazione.
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