Dato che ho promesso a Paolo e ad altri il mio commento sul doppio CD di Mahler diretto da Abbado, ecco le mie riflessioni sulla sinfonia numero quattro.
Come per la seconda e la terza sinfonia, anche nella quarta sinfonia Mahler utilizza i temi delle canzoni che ha scritto nella sua raccola "Il corno magico del fanciullo" la trasposizione in musica di un libro di fiabe a cui era molto legato.
E' un'opera scritta proprio a cavallo del '900, tra il 1899 e il 1901, e ci troviamo tutti i motivi che fanno di Mahler il simbolo del passaggio della musica dall'epoca romantica fino ai giorni nostri.
Di tutte le sue sinfonie, questa è la più "breve" dura solo un'ora ed è anche quella che ha la struttura più classica dei quattro movimenti e forse per questo fu quella che ai suoi tempi veniva accettata dal pubblico che invece rifiutava le altre perchè troppo "nuove".
Dopo averla ascoltata anche una sola volta la riconoscerete sempre: inizia infatti con i campanelli da slitta che la rendono inconfondibile e già questa è una "stranezza" tutta mahleriana: voleva quel suono lì, ed esattamente quello e quindi… ecco che nell'orchestra ci mette i campanelli da slitta.
Secondo Benjamin Zander questa sinfonia è ideale per chi affronta Mahler per la prima volta perchè è apparentemente "classica" ma è nel contempo piena di innovazioni.
Il primo movimento che Mahler ha composto è quello che nella sinfonia è il quarto e in effetti era il settimo movimento della precedente gigantesca terza sinfonia che dopo aver raccontato di fiori, piante, animali, boschi, uomini, angeli, arriva alla vita del paradiso.
In effetti tutta la sinfonia si costruisce nel contrasto tra la vita terrena (primo movimento) e la vita in cielo (quarto movimento) che costituivano due temi del libro di fiabe, una vita terrena intrisa di drammi tanto che viene raccontato il dramma di una madre il cui figlio muore di fame mentre lei cderca di farlo pazientare in attesa che il pane sia pronto (più tragico di così!) e la vita in paradiso sempre vista dagli occhi di un bambino in cui c'è pane e cibo in abbondanza e vengono descritti tutti i santi che si occupano di prelibatezze con Santa Maria che farà la cuoca e Santa Cecilia che guida il coro angelico.
La musica del primo movimento è quindi nel contrasto tra i temi gioiosi con il suono della slitta e temi tragici e possenti che appunto descrivono il contrasto della vita il suo susseguirsi di gioie e dolori, il tema prima gioioso si distorce, diventa dissonante, a volte fastidioso ma lo scopo è appunto quello di portarci agli squilli di tromba della tragedia (che sono gli stessi che troveremo in apertura della quinta sinfonia).
Nel secondo movimento si sente il classico "violino del diavolo" e non c'è dubbio che si tratti di musica che nulla ha a che vedere con i "romanticismi" classici, ci potete invece immaginare un bel film di Disney con tanto di apprendista stregone. Il sarcasmo e il contrasto che spesso Mahler utilizza per esaltare gli aspetti tragicomici della vita, si susseguono.
Nel terzo movimento arriviamo alle porte del paradiso ed è un momendo di grande pace e dolcezza dove per incanto tutto è stupefacente. Immaginatevi di guardare al rallentatore e che tutto è leggermente sfocato tanto morbida è la bellezza.
Quando alla fine la porta si apre è un fulgore, come vedessimo raggi di luce che abbaglianti che inizialmente ci nascondono la vista.
Il quarto movimento è preso di pari pari dal racconto del "Corno magico del Fanciullo" e nella descrizione scherzosa dell'aldilà c'è una pacatezza e una pace interiore che conducono a un finale inusuale per una sinfonia: non aspettatevi i botti finali (Mahler ve ne darà in abbondanza in altre sinfonie) ma un lento dissolversi nell'aria come se anche noi entrassimo alla fine a far parte di questo spazio eterno. Un finale che ritroveremo nella sinfonia numero nove in cui userà questo artificio per descrivere l'ultimo respiro della sua morte con una delicatezza da Zen.
In fondo la quarta sinfonia riprende il tema della seconda: c'è una vita dopo la morte e non è affatto male. Anzi l'armonia che abbiamo dentro di noi è solo un'anticipazione della bellezza cosmica di cui siamo pervasi.
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