Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ovvero come si cambia idea facilmente sul tema degli acquedotti comunali quando si cambia poltrona su cui si è seduti.
ACQUEDOTTI. Sono un quinto le amministrazioni rimaste ancora fuori dall’Aato
L’assessore ai Comuni ribelli «Da soli non si va lontano»
dal BresciaOggi di martedì 10 novembre 2009
«Che lo si voglia o no, l’Aato (autorità d’ambito territoriale ottimale) è l’unica strada per garantire a tutti i Comuni della provincia gli investimenti necessari a migliorare il loro sistema di depurazione, fognario e acquedottistico». A ribadirlo è proprio il presidente dell’authority, Stefano Dotti, che è anche assessore provinciale all’Ambiente, nei giorni scorsi impegnato in seconda commissione (Ambiente) ad esporre ai nuovi consiglieri i meccanismi di funzionamento dell’Aato.
Al di là delle coordinate seguite dall’ente (voluto dalla legge Galli del 1994), che intende gestire in modo sistematico tutto il ciclo delle acque, dalla captazione alla distribuzione fino alla loro depurazione, il lavoro che attende il presidente Dotti è tutto «politico». Cercare di svolgere un ruolo dialogante e persuasore nei confronti di quei Comuni che non hanno ancora aderito (42 su 206). Sì, perché se l’adesione all’Aato è obbligatoria, nella nostra provincia non sono pochi i Comuni che non hanno ancora accettato di condividere il sistema.
Che in estrema sintesi significa: affidare la gestione di acquedotto, fogne, depuratore ad una delle tre società di riferimento per i tre sub ambiti (Garda 1 per il Garda, A2A per la zona centrale della provincia dalla Valtrompia alla Bassa, AOB2 per l’Ovest bresciano, il Sebino e la Valcamonica) mantenendo pubbliche le proprietà delle infrastrutture; pagare grossomodo un euro ogni metro cubo d’acqua consumata (obolo che contiene anche la tassa depurazione) ma vedersi realizzare a spese dell’authority le infrastrutture di cui necessita.
«I Comuni devono capire che la gestione in economia non è più possibile – taglia corto Dotti – proprio perché un Comune non riesce a trovare le risorse necessarie per rifare un depuratore o una fognatura. Purtroppo noto molta disinformazione tra gli stessi enti locali e solo con un dialogo costruttivo e costante si riescono a superare divisioni e incomprensioni. È accaduto così nell’ultimo incontro con i sindaci della Valtrompia. Adesso restano contrari all’Aato i Comuni della Valcamonica e pochi altri. I principali sono Leno, Chiari e Adro. Con gli ultimi due cercherò io stesso il dialogo, visto che sono della mia stessa parte politica».
Dotti, leghista doc, ex sindaco di Verolanuova (ora vicesindaco) era infatti contrario all’Aato fino alla sua elezione a presidente (e solo recentemente il suo comune si è adeguato). Ma perché? «I servizi idrici erano gestiti da una società del Comune e funzionavano bene. Non vedevo perché li dovessimo affidare ad un altro gestore. Di fatto però con l’adesione all’Aato non cambierà nulla in fatto di qualità del servizio; ci sarà in più la possibilità di avere finanziamenti per le prossime opere pubbliche».
Proprio in virtù della sua posizione di ribelle poi convertito all’Aato, Dotti tenterà anche la difficile mediazione con i Comuni della Valcamonica, così ricchi d’acqua e di fonti naturali, che non vogliono vedersi imbrigliare la loro risorsa da un gestore.
Qualcosa che non va comunque c’è. «Il piano di investimenti decennale parla di 810 milioni di euro, ma di fatto noi disponiamo di una capacità finanziaria di 25milioni l’anno. Per questo cercheremo fondi suppletivi alla Regione e alla Ue».
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