Ligornetto (Svizzera-Canton Ticino) – Echi dall’antichità. Carl Burckhardt (1878-1923). Uno scultore tra Basilea, Roma e Ligornetto

Un innovatore fra mito e natura

Il titolo evoca un tratto essenziale della produzione dell’artista, che attinge i soggetti delle sue opere dalla mitologia classica, da Zeus e Amore, dalle Amazzoni alle figure allegoriche ai cavalieri eroici. Curata da Gianna A. Mina (storica dell’arte, Direttrice del Museo Vela, Presidente dei Musei svizzeri) e dall’archeologo Tomas Lochman, questa iniziativa rientra nell’ambito delle mostre “di studio” che il Museo dedica ad artisti di indubbio valore, poco conosciuti. A quarant’anni dall’ultima retrospettiva, l’esposizione attuale presenta un nucleo consistente di sculture di Carl Burckhardt, unitamente a una selezione di dipinti e disegni, un totale di oltre cento opere provenienti da musei e collezioni di prestigio (tra cui il Kunstmuseum di Basilea e il Kunsthaus di Zurigo) che illustrano il percorso biografico ed artistico nelle sue differenti sfaccettature: dalla formazione a Basilea e a Monaco ai soggiorni romani, dal fecondo periodo basilese fino a quello, breve ma altrettanto proficuo, trascorso in Ticino. Un’attenzione particolare è riservata alle opere scultoree che Burckhardt eseguì per tre importanti edifici progettati dal celebre architetto Karl Moser: la Pauluskirche di Basilea, il Kunsthaus di Zurigo e la stazione badese di Basilea. Dopo Ligornetto, la mostra verrà presentata, in forma più circoscritta, al Kunstmuseum di Basilea dal 1° Dicembre 2018 al 31 Marzo 2019. Entrambe le sedi corrispondono a due tappe salienti dell’itinerario umano e professionale di Carl Burckhardt: Basilea è la città che lo vide attivo per molti anni e che conserva tuttora diverse sue importanti realizzazioni, mentre Ligornetto, località dove ultimò diverse opere distintive della sua maturità artistica, fu la sua ultima residenza.  Definito da alcuni il padre della scultura moderna svizzera, Carl Burckhardt è un artista poliedrico: pittore, scultore e critico d’arte.    Nato a Lindau (Distretto di Zurigo) nel 1878, formatosi a Basilea e a Monaco, si è cimentato, anche sul piano teorico, con il rinnovamento della scultura nell’ambito della Confederazione Elvetica. Nel 1899 si trasferisce in Italia dove, conquistato dai monumenti di Roma decide di darsi all’arte plastica. In seguito realizza per la città renana alcune delle sue più significative opere destinate a spazi pubblici. Il celebre architetto Carl Moser ne riconosce ed incoraggia il talento e coinvolge lo scultore in tre grandi progetti: la chiesa di San Paolo a Basilea per il cui portale Burckhardt nel 1903-05 realizza un rilievo, il Kunsthaus di Zurigo dove tra il 1908 e il 1914 esegue cinque metope e due statue, e infine la stazione badese davanti alla quale scolpisce le fontane del Reno e della Wiese (1914-21). Nel 1920 l’artista si trasferisce, per ragioni di salute, a Ligornetto, dove vive fino alla morte, avvenuta nel 1923. Qui coltiva legami di amicizia con altri artisti, tra cui Hermann Scherer e Albert Müller, e lavora a opere fondamentali quali l’“Amazzone”, il “San Giorgio” e il “Danzatore”, oltre a dedicarsi alla pittura, come attestano una serie di dipinti (esposti in mostra) che raffigurano i paesaggi del Mendrisiotto e scene di vendemmia. A differenza degli scultori neoclassici dell’Ottocento, vincolati agli stili e alle forme dell’antichità, Burckhardt rielabora i soggetti in una chiave del tutto originale. La sua arte è tesa a creare un moderno senza tempo o, per dirla con parole sue, “qualcosa di appena nato”, di attuale, di appena sbocciato che non ha passato,”. Nell’arco della sua produzione, la forma naturale si traduce in una più semplice forma spaziale: in un progressivo processo di liberazione e purificazione, Burckhardt si concentra sulla forma plastica, elaborandone una sintesi personale. Di questa evoluzione danno conto in modo compiuto le numerose opere in mostra. Indubbiamente egli di Rodin ha capito tutto, tanto è vero che nel 1918 è tra i principali organizzatori che la Kunsthalle di Basilea dedica allo scultore francese. In occasione di questo omaggio a Burkhardt il Museo Vela pubblica, in collaborazione con la Casa Editrice Christoph Meran Verlag di Basilea in un volume in edizione bilingue (italiano-tedesco) riccamente illustrato, in cui vari studiosi approfondiscono il rapporto dell’artista con la classicità e il suo interesse per il esrinnovamento della scultura di inizio Novecento.

Museo Vela - veduta esterna  Il Museo Federale “Vincenzo Vela” prosegue la lodevolissima iniziativa di portare alla ribalta scultori attivi nei secoli XIX e XX poco noti al pubblico, normalmente trascurati dai grandi musei, per cui si fa luogo espositivo di recupero e studio di figure apparentemente periferiche fuori dalla storia dell’arte particolarmente legate al territorio. Alcuni cenni alla sede espositiva. Villa Vela venne donata nel 1982 alla Confederazione Elvetica, insieme alle collezioni in essa conservate, dal pittore Spartaco Vela (1854-1895), figlio del più noto Vincenzo (1820-1891), uno dei massimi scultori europei del secolo XIX, nato nel piccolo villaggio di Ligornetto. La villa – già aperta al pubblico come museo privato dallo stesso sculture – venne designata ufficialmente “Museo Vela” nel 1989, diventando il secondo museo federale dopo il Museo Nazionale Svizzero a Zurigo, e il primo museo in Ticino. L’odierno Museo Vincenzo Vela, immerso in un ampio parco agibile al pubblico, è considerato una delle più importanti case d’artista dell’Ottocento in Europa.

Museo Vincenzo Vela – Largo Vela 6853, Ligornetto (Svizzera, Canton Ticino); Fino al 28 Ottobre 2018;                                               Informazioni: Tel. 0041 58 481 30 44/40; www.bundesmuseen.ch/museo_vela/

Fabio Giuliani

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