Da un caso chiuso che potrebbe riaprirsi, a uno in attesa di essere giudicato in Appello. L’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano, ospite a Puegnago del Garda in occasione della festa del libro, dice la sua sulla strage di Erba e sull’omicidio di Mario Bozzoli.
Potrebbe essere depositata alla Corte di Brescia l’istanza di revisione del processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone. «All’epoca (i fatti risalgono all’11 dicembre 2006, ndr) ero a capo dei Ris – ricorda il generale Garofano –, ed è un caso che ho seguito personalmente dal punto di vista tecnico. Abbiamo effettuato tre sopralluoghi, il 12 e 13 dicembre e il 9 gennaio. Conoscendo quindi la parte scientifica, ma avendo anche letto molto bene gli atti, mi sembra che nella richiesta del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser qualcosa sia stato segnalato in maniera non precisa rispetto poi a quello che è stato dibattuto nei giudizi di merito».
Tarfusser, nelle 85 pagine di richiesta di revisione, mette in dubbio la genuinità della confessione dei coniugi, il riconoscimento degli autori da parte di Mario Frigerio, unico superstite e diventato super testimone, e la traccia di sangue sul battitacco dell’autovettura di Olindo. «Diventa difficile pensare che delle persone innocenti possano aver raccontato con un trasporto emotivo così elevato quello che non hanno fatto – commenta Garofano, riferendosi alle confessioni di Rosa e Olindo –. Inoltre, hanno rivelato dettagli che solo chi aveva commesso gli omicidi poteva conoscere. Sulla testimonianza di Frigerio, che motivo avrebbe avuto di dire che erano stati loro? Infine, la traccia di sangue non può essere stata contaminata dai Carabinieri, perché gli unici ad essere andati in quell’area siamo stati noi. In ogni caso spetterà nel caso alla Corte d’Appello di Brescia valutare questi elementi ma sono un po’ scettico sul fatto che si possa riaprire questo caso».
Per quanto riguarda invece il processo a Giacomo Bozzoli, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario avvenuto l’8 ottobre 2015 nella fonderia di Marcheno, Garofano, sottolineando che si tratta di un «processo fortemente indiziario», premette: «Non l’ho seguito dal punto di vista tecnico». Ma l’ex comandante dei Ris ha una sua idea: «Gli indizi mi sembrano un po’ deboli. Aspettiamo che la Corte d’Appello – che ancora non ha fissato l’udienza – possa valutare quello che è stato deciso in primo grado e vedremo cosa succederà».
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