Lettera aperta dal bar chiuso: «Lavorare è un nostro diritto»

Una sorta di «sciopero alla rovescia» per rivendicare il proprio diritto al lavoro e far sentire la voce di una delle categorie più colpite dalle restrizioni. È la singolare protesta inscenata dalle titolari del bar Piroka, situato al ponte di Toscolano, che in questi giorni da zona rossa è ovviamente rimasto chiuso in ottemperanza alle disposizioni, ma che ha voluto comunque dare un segnale delle difficoltà che i pubblici esercizi stanno vivendo durante questa pandemia.

«Da quando abbiamo scelto di fare questo mestiere – dicono le titolari – le feste le abbiamo sempre passate al lavoro, per festeggiare con la nostra seconda grande famiglia: i nostri clienti. Per rivendicare il nostro diritto al lavoro, per noi ed i nostri colleghi, abbiamo dunque deciso che anche quest’anno trascorreremo le festività natalizie sul luogo di lavoro. In segno di protesta, di resistenza e di obiezione al protrarsi delle continue chiusure, per non poter più accettare l’inaccettabile, comunichiamo il presidio solitario, silenzioso e pacifico del Piroka».

La protesta è stata annunciata con una lettera aperta inviata «alla Repubblica Italiana, alle nostre concittadine e concittadini, a colleghi e colleghe», nella quale si richiama il diritto al lavoro sancito dal primo articolo della Costituzione: «Riteniamo anche noi di avere il pieno diritto a guadagnarci da vivere con la forza e la dignità del nostro lavoro. Nel corso dell’anno passato, come pressoché tutti i nostri colleghi, abbiamo pagato imposte, affitti, utenze, aggiornamenti e corsi; abbiamo sostenuto investimenti per adeguarci a Dpcm, Dl e indicazioni varie. Nonostante gli sforzi compiuti, ci siamo trovate deprivate del nostro diritto al lavoro. Ripetutamente».

E ancora le ragazze del Piroka ricordano che il sacrificio chiesto a baristi e ristoratori non è lo stesso chiesto, ad esempio, ad altre categorie, cui è stato concesso invece di continuare a lavorare. Un grido d’allarme che si leva da un presidio silenzioso organizzato in un bar forzatamente chiuso.

 

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