L’economia del dono

Il turno di notte lo fanno le stelleIn questi giorni ho guardato il bel cortometraggio Il turno di notte lo fanno le stelle da un testo di Erri De Luca.

Sonia e Matteo si incontrano in un reparto di terapia intensiva, alla vigilia di un grave intervento chirurgico. Dandosi coraggio si promettono una scalata sulle Dolomiti come segno di avvio della loro nuova vita, e così fanno …”.

Molto belle le immagini di montagna, e la location: il massiccio del Sella. I ritmi lenti poi e la colonna sonora particolarmente calzante, consentono di godere della strana e preziosa sensazione di essere immersi nella natura e mi hanno fatto sorgere una gran voglia di una bella passeggiata in montagna, quella vera però, le Dolomiti.

Nel dvd si trova anche un documentario di “conversazioni all’aria aperta” di Erri De Luca sul tema del dono, dello scambio gratuito nell’esperienza viva di chi l’ha praticato.
I temi emersi mi hanno colpito ed ho deciso di appuntarmeli, in particolare quella che viene chiamata l’economia sovversiva del dono, del gratis, dello spariglio che riceve in cambio una restituzione gigantesca, che butta a gambe all’aria i pareggi di bilancio, le partite doppie del dare e avere, grazie al gratis.

Esiste già l’economia del dono, il mondo già si regge sul mutuo soccorso, sull’offerta del proprio tempo libero, del proprio sangue, degli organi, della vita stessa, non è utopia, esiste già, sono le sfumature e le possibilità del dono.

Proviamo a pensare all’albero: l’albero abbattuto può ributtare dalle radici, non è finito, perché può ancora risorgere. Anche l’albero colpito dal fulmine, i cirmoli ne sanno qualcosa, riescono a ributtare fuori e a ripartire, perché appartengono alla comunità della terra.
Noi non siamo alberi, noi siamo delle persone singole, staccate, sospese sopra la terra, ma non siamo radicati dentro la terra e possiamo essere spazzati via in qualunque momento. Ma poter donare qualcosa di nostro, tempo, sangue, un organo, la vita stessa, ci fa appartenere al genere umano, ci dà consistenza per appartenere ad una comunità più vasta. La nostra comunità, la nostra terra, il nostro sottosuolo, quello da cui proveniamo e da cui possiamo ributtare come alberi spezzati, è il genere umano, a cui noi apparteniamo attraverso il dono.

Beh, forse è l’utopia di un mondo perfetto, a me basterebbe che a questo mondo ci fosse la maggiore condivisione pre-competitiva possibile.

Vai articolo originale: http://garda2o.wordpress.com/2013/01/14/leconomia-del-dono/

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