Le gemelle bresciane che hanno conquistato Rihanna con le borse Medea

Beyoncé, Rihanna, Hailey Bieber ed Elodie. Star internazionali che vestono con un tocco bresciano, tutte avvistate e fotografate con un accessorio diventato negli ultimi anni quasi iconico: le borse Medea. Il brand – il cui nome riecheggia tra il mito greco e il personaggio cinematografico interpretato da Maria Callas nel film di Pier Paolo Pasolini – è stato creato da Camilla e Giulia Venturini, gemelle classe 1988, nate e cresciute a Calcinato.

Ma nonostante il richiamo alla cultura classica, l’identità delle sue fondatrici spazia tra culture apparentemente antitetiche. Per carpire da dove nasce l’idea di un brand che racchiude in sé diverse espressioni artistiche e identità eterogenee abbiamo riavvolto il nastro tornando alle origini.

Giulia e Camilla ora che siete sempre in giro per il mondo, da New York a Milano, proviamo a fare un passo indietro, all’infanzia e all’adolescenza a Calcinato.

G: Siamo cresciute in quello che è un paese, immerso nella natura e fin dalla nostra infanzia abbiamo sempre avuto una vita e delle passioni molto creative. Già quando ci siamo spostate a Desenzano, dove abbiamo frequentato il liceo, ci sembrava di esserci spostate in una città enorme. Da lì, poi, la creatività ci ha fatto orientare verso la scelta dello IED a Milano.

C: Devo dire che un ruolo fondamentale nella nostra formazione lo hanno avuto i nostri genitori che ci hanno cresciute lasciandoci sempre esprimere, libere di viaggiare e di sperimentare. E questa è stata una grande fortuna.

Com’è crescere e lavorare tra gemelle?

C: In realtà per me lavorare in famiglia è molto semplice, mi piace, è anche più facile a livello di orari e organizzazione. Riusciamo inoltre ad avere idee diverse e ad amalgamare le nostre esperienze. Perché io ho vissuto per quasi dieci anni negli Stati Uniti, mentre Giulia, dopo due anni in America, ha deciso di tornare in Europa, entrando anche nel team di Toilet Paper, la rivista fondata dall’artista Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari. Lei quindi ha influenze culturali diverse dalle mie che portano il brand ad avere più orientamenti.

EMBED [post elodie]

Medea è cresciuto anche grazie ad un grande passaparola dopo che Rihanna aveva indossato una vostra borsa, che per altro è anche l’unico modello che avete lanciato, anche se in materiali e forme diverse. Come nasce l’idea di puntare su un singolo articolo che, nelle sembianze, richiama la shopping bag con la quale si esce dai negozi con gli acquisti appena fatti?

G: In realtà, non siamo partite con l’idea «ok, ora facciamo un brand di moda». Con tutte le nostre esperienze alle spalle abbiamo deciso di creare questo articolo che poi è stato venduto solo in pochi negozi sparsi per il mondo, tra cui Selfridges, a Londra. Ne abbiamo realizzata anche un’edizione limitata con la fotografa americana Nan Goldin, nei cui ritratti intimisti e reali ritroviamo quell’estetica che influenza Medea. Sicuramente la visibilità data da certi personaggi e il passaparola della community che si andava formando hanno dato la spinta per creare un vero e proprio marchio.

C: Anche nella produzione siamo arrivati per gradi a costruire l’identità di Medea. All’inizio, i buyer ci chiedevano sempre mille colori, ora invece siamo arrivati a fissare anche quelli sono i nostri.

EMBED [La borsa di Nan Goldin x Medea]

Le collaborazioni

La collaborazione con Goldin che poi ha aperto le porte a molte altre, come quella con l’artista attivista Judith Bernstein o lo stilista vietnamita Peter Do. Una, però, svetta sulle altre per il suo scopo benefico: quella con l’associazione Mediterranea Saving Humans, l’ong che nasce con l’intenzione di aiutare e salvare tutti coloro che, a largo delle nostre coste, rischiano di affondare in mare perché tentano di raggiungere il nostro Paese con imbarcazioni di fortuna. Lo scorso anno, Medea ha realizzato una borsa ad hoc, per sensibilizzare il pubblico sul lavoro dell’associazione e per raccogliere fondi che possano essere di supporto al lavoro in mare. Iniziativa che si rinnova anche quest’anno.

EMBED [mediterranea]

Si parla sempre più spesso di un’intersezione tra moda e attivismo. Perché avete scelto proprio «Mediterranea» ?

G: Abbiamo sempre ammirato il lavoro di Mediterranea e la causa che li muove. Con Medea è nata l’idea di poter fare qualcosa di concreto per la loro causa. Le prime 500 borse sono andate esaurite molto velocemente così è venuto naturale realizzarne altre, rilanciando la campagna in autunno e quest’estate. Non capisco perché, però, nel nostro Paese il lavoro che Mediterranea svolge venga considerato «divisivo», motivo per cui molti di coloro che avevamo contattato per aiutarci a diffondere la campagna hanno preferito non esporsi.

Il vostro è un brand che va oltre la moda, intesa nel senso più tradizionale del termine. Avete dato vita a una rivista in edizione limitata, «Medealand», creata da voi e dal team di Toilet Paper, e una playlist «Medea Music Series», una sorta di raccolta di musica ad episodi curata di volta in volta da artisti diversi, tra i quali Maurizio Cattelan e Virgil Abloh (ex direttore artistico di Louis Vuitton, scomparso prematuramente nel 2021). Spaziate tra generi e forme: è un modo per cercare di creare un pubblico e un’audience con gusti e passioni comuni? E come vedete quindi la Medea del futuro?

C: Sicuramente. La playlist è nata durante il primo lockdown nel 2020. È stato un esperimento che ha coinvolto tante persone e che abbiamo continuato ad aggiornare anche dopo.

G: Per quanto riguarda, invece, i progetti futuri, ci piace l’idea di metterci in gioco anche su articoli diversi. Lanceremo presto infatti anche scarpe e occhiali, però non vogliamo limitarci quindi continueremo a esplorare tutte le forme in cui Medea può esprimersi.

EMBED [Beyoncé con la borsa Medea Hanna]

Tornando per un attimo al periodo della pandemia, voi eravate lontane da Brescia: come ricordate quel momento così duro per la città?

G:  È stato un periodo difficile, anche perché la nostra famiglia abita tuttora in provincia. Eravamo lontani e la preoccupazione che qualcuno dei nostri parenti potesse essere contagiato c’era, però per fortuna è andato tutto bene. Cercavo di farmi forza guardando oltre, mi alzavo ogni giorno e mi ripetevo «È un altro giorno, si va avanti»

Sempre durante il primo lockdown, e l’eco si percepisce tuttora, c’è stato un boom per l’ecommerce. Medea nasce proprio come tale ancora prima, nel 2018: c’è l’intenzione di aprire, prima o poi, uno store tutto vostro? Magari a Brescia?

C: È sicuramente nei piani, magari prima iniziamo con un pop up (un negozio temporaneo, che resta in una determinata sede per un periodo limitato, ndr) e poi vediamo come va.

G: Aprire il primo negozio a Brescia, poi, sarebbe un sogno!

Vai articolo originale: https://www.giornaledibrescia.it/garda/le-gemelle-bresciane-che-hanno-conquistato-rihanna-con-le-borse-medea-1.3743156

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