La sirmionese “venerabile” nel 1993 sarà proclamata “beata” dal Vaticano grazie al riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione.
Il 7 novembre scorso Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare diversi decreti, tra cui quello riguardante il riconoscimento del primo miracolo attribuito all’intercessione della venerabile Benedetta Bianchi Porro (8 agosto 1936 – 23 gennaio 1964), che quindi sarà presto proclamata beata. Tra le numerose grazie significative a lei attribuite è stata presa in esame, come possibile miracolo per ottenere la sua beatificazione, la guarigione dell’allora ventenne Stefano Anerdi, andato in coma il 21 agosto 1986 dopo un gravissimo incidente con la moto e dichiarato cerebralmente morto dai medici, che avevano pure dato il via libera all’espianto degli organi. Intanto, però, la madre aveva iniziato a recitare una novena con familiari e amici per chiedere l’intercessione di Benedetta, della quale aveva letto una biografia. Il 3 settembre Stefano si risvegliò. Oggi è padre di due figli. Il processo sull’autenticità del miracolo è partito nel 2013: la commissione di 7 medici incaricata di ristudiare i referti del giovane si è già pronunciata da tempo sulla vicenda, definendo inspiegabile la guarigione dal punto di vista scientifico. L’inchiesta diocesana sul miracolo si è svolta a Genova; gli atti sono stati convalidati il 20 giugno 2014. Il 25 gennaio 2018 la Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi ha considerato inspiegabile a livello scientifico la guarigione del giovane. Tre mesi dopo, il 26 aprile 2018, il Congresso dei Consultori Teologi ha espresso parere favorevole circa il nesso tra l’asserito miracolo e il risveglio dal coma del paziente. Il 30 ottobre 2018, nella Sessione Ordinaria, i cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi hanno a loro volta emesso un parere positivo. Il 7 novembre 2018, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Stefano Anerdi era da considerarsi inspiegabile, immediata, duratura e ottenuta per intercessione di Benedetta Bianchi Porro. La sua beatificazione è quindi imminente. Benedetta Bianchi Porro, nata in provincia di Forlì l’8 agosto 1936, è la seconda italiana che sarà beatificata. Ventisette anni vissuti tra malattie sempre più gravi e una grande forza di volontà che la portò a studiare medicina nonostante le difficoltà dipendenti dalle varie patologie che la colpirono nel corso della sua breve vita. La sua storia è un calvario che ha visto il succedersi di malattie a partire dalla poliomelite a pochi mesi di vita che le segnò per sempre la mobilità con una gamba. Nel 1949, oltre alle difficoltà nel camminare, iniziò a manifestarsi il problema all’udito, che progressivamente andrà perduto. Portando un busto per i problemi alla schiena, proseguì con impegno e buoni risultati la sua formazione scolastica. Nel frattempo la famiglia si trasferì a Desenzano del Garda dove Benedetta proseguì i suoi studi al Liceo Classico Bagatta. Concluse le superiori ormai sorda e con difficoltà motorie, e intraprese la facoltà di fisica per poi trasferirsi a medicina. Nella sua biografia è raccontato che un professore all’esame gettò via il suo libretto dicendo che “non si è mai visto un medico sordo”. Per tutta risposta Benedetta recuperò il libretto e si scusò con il docente per “averlo offeso”. Nel 1957,a soli 21 anni, autodiagnosticò la sua terribile malattia: neurofibromatosi diffusa. Tumori benigni e maligni che colpiscono la pelle e il tessuto nervoso, ottico, uditivo e cerebrale. Con la forza di volontà che non le venne mai meno – e l’affidamento al Signore espresso nel suo diario e negli scritti di quegli anni – riprese gli studi nel 1958. Nell’agosto dell’anno successivo una nuova operazione alla spina dorsale la costrinse a letto per il resto della sua vita. A poco a poco perse il gusto, il tatto, l’odorato. “Ho fatto voto che mi farò suora in caso di guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed Egli agisce sempre per il nostro bene” scrisse nel 1962 durante un viaggio a Lourdes. Nel 1963 nuove operazioni e la cecità che unita alla sordità e alla immobilità la obbligò a comunicare con le mani tramite l’alfabeto muto. Continuò a dettare lettere ai suoi amici accettando la volontà del Signore. Si spense il 23 gennaio 1964, ma la sua vita e la sua testimonianza si diffusero anche dopo al sua morte. A Sirmione ogni anno vengono organizzati eventi alla memoria e a Forlì l’Associazione amici di Benedetta è parte in causa per il processo cognizionale per l’accertamento delle sue virtù. La beatificazione dovrebbe avvenire in settembre 2019 nella Cattedrale di Forlì.
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