«Lo so, è singolare, ma la mia carriera da mezzosoprano ha preso il via con l’Habanera della “Carmen” intonata sotto la doccia: mamma mi ha sentito e, col consulto di Adriana Lazzarini (mezzosoprano che ha lavorato con i big della lirica, ndr) ha inquadrato il mio timbro e ne ha capito le potenzialità». Quell’episodio bizzarro risalente al 2016 ha quindi fatto sì che Marta Pluda, 26enne di Lonato, il 25 agosto e il 2 e 7 settembre prossimi sia all’Arena di Verona… e non come spettatrice. Sarà infatti Kate Pinkerton nella «Madama Butterfly» con la regia di Franco Zeffirelli.
«Sette anni fa, all’Arena con mio papà, per scherzo mi disse che su quel palco ci sarei salita – confida la giovane -. Adesso è realtà. Quasi non ci credevo quando, dopo l’audizione davanti a Cecilia Gasdia (soprano di grande fama, sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, ndr) mi è stata assegnata la parte. Che dire? Onorata… e un po’ tesa».
A Parigi
Cresciuta in una famiglia con la musica nel sangue, la giovane lonatese è più che una promessa. Nel 2018 ha vinto il prestigioso concorso Toti Dal Monte di Treviso, il Rossini Opera Festival l’ha ingaggiata a più riprese, e del suo talento si sono accorti anche all’estero: la vice direttrice del casting dell’Opéra nazionale di Parigi, Julia Lagahuzère, l’ha chiamata ad aprile per una full immersion di dieci giorni riservata a 12 cantanti su centinaia di candidati da tutto il mondo. «Un’esperienza unica, illuminante» racconta Marta, che continua a studiare: dopo il diploma al liceo scientifico «Paola di Rosa» di Lonato, l’Accademia del Maggio fiorentino (con cui ha partecipato a 18 produzioni) e ora il Conservatorio di Verona.
Impegno
«La mia professione – osserva – richiede un allenamento costante, in vari aspetti: canoro-musicale sì, mnemonico per imparare i lunghi spartiti, quindi fisico e mentale. Serve infatti enorme concentrazione per calarsi al meglio nell’interpretazione, una catarsi che, consentendo di scoprire elementi di sé talvolta nascosti, varia continuamente in base alle richieste del regista. In tutto ciò, 13 anni di danza classica alle spalle aiutano», sorride.
Tra mille impegni (è attesa al Rossini Opera Festival di Pesaro per «Aureliano in Palmira», mentre a novembre volerà a Wexford, in Irlanda, per essere Isabella dell’«Italiana ad Algeri» nel 210° anniversario dall’opera), Marta non dimentica comunque le proprie radici. Così, quando può, tra una performance e l’altra, ama tornare a casa, a Lonato. Ed è vivo il ricordo della sua prima esibizione ufficiale nella basilica del paese in occasione della Fiera agricola di gennaio, col supporto dell’amica nonché consigliera comunale Maria Anelli: «È stato emozionante e particolare: è raro vedere tante facce conosciute nel pubblico – afferma -. Porterò quel giorno speciale con me, come ogni esibizione, sempre arricchente. E pensare che, da piccola, ero convinta a non seguire le orme di mamma», il soprano Donatella Gallerini.
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