Il reperto sarà visitabile all’interno del Museo Rambotti a partire da giovedì 2 giugno nella sala del Lavagnone interamente dedicata ai ritrovamenti avvenuti nel sito. Un risultato frutto di anni di ricerca e di restaurazione dell’imbarcazione archeologica.
Un altro gioiello di migliaia di anni fa si aggiunge al patrimonio del Museo Civico Archeologico G. Rambotti: si tratta della tanto attesa piroga dell’Età del Bronzo rinvenuta all’interno del sito del Lavagnone.
Una grande scoperta che ha subito entusiasmato gli addetti ai lavori nel luglio del 2018 quando il reperto è stato rintracciato tra la terra e il fango dell’area palafitticola.
DAL RITROVAMENTO ALL’ESPOSIZIONE: IL PERCORSO DELLA PIROGA
L’imbarcazione, venuta alla luce durante la campagna di scavo annuale condotta dalla prof. Marta Rapi dell’Università degli Studi di Milano su concessione del Ministero della Cultura e valorizzata grazie alla sinergia di più enti (Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano e Comune di Desenzano del Garda), si va ad aggiungere ai rari e preziosi reperti lignei ritrovati nel sito ed esposti al Museo Civico Rambotti, tra i quali il più celebre è sicuramente l’aratro, a oggi il più antico al mondo conservato.
Il percorso della piroga dallo scavo archeologico all’esposizione pubblica ha seguito il lungo iter previsto per i reperti in legno e gli intrecci in materia vegetale conservati: essendo infatti imbibiti di acqua il processo è particolarmente lungo e oneroso perché necessita dell’intervento di personale altamente specializzato e qualificato.
Delicatissimo è il momento della loro estrazione dal sedimento in cui si sono conservati per millenni poiché immediatamente incomincia il processo di essicazione e degrado. Fondamentale dunque è un primo intervento conservativo sul cantiere di scavo per favorire il mantenimento del corretto grado di umidità, in questo caso eseguito dall’equipe dell’Università di Milano.
Per la piroga del Lavagnone questo è stato solo l’inizio di un viaggio durato anni condotto sotto l’esperta guida della restauratrice del “Centro trattamento legno bagnato” del Ministero della Cultura, Annalisa Gasparetto. Il Centro si trova a Milano presso la sede della Sovrintendenza ABAP-CO-LC e svolge un servizio pubblico per il trattamento di questo tipo di reperti. Il restauro è stato effettuato da Ilaria Bianca Perticucci, specialista della sezione Conservazione e restauro.
L’imbarcazione è stata portata dunque in questo Centro ed è stata stoccata temporaneamente in una vasca di acqua corrente che consentisse il mantenimento della corretta idratazione. In seguito per consentirne la conservazione in ambienti a normale livello di temperatura e umidità è stata immersa in una soluzione al 50% di glicole polietilenico per consolidare le fibre vegetali in vista dell’essiccazione. Il trattamento di impregnazione, durato un anno circa, è terminato a ottobre 2021.
A questo punto il reperto era pronto per l’ultima fase del procedimento, volta a impedire che la struttura del legno, privata dell’acqua che ne manteneva idratate le fibre, si deformasse e si frammentasse: la liofilizzazione. Con il processo di liofilizzazione la piroga è stata essiccata definitivamente. Rientrata in laboratorio a Milano la piroga è stata sottoposta a rilievi 3D per supportare il processo di restauro e rendere più efficaci i necessari monitoraggi periodici di valutazione dello stato di conservazione.
È stata infine realizzata la sagomatura delle numerose centine di plexiglass che compongono il “guscio” che costituisce il supporto principale per l’esposizione museale.
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