Un po’ di luce arriva finalmente dalla Relazione tecnica che accompagna il testo del provvedimento. La tabella che segue ne riassume i numeri principali. Tre elementi emergono con chiarezza.
1. Non è affatto una manovra incentrata solo sui tagli alla spesa; al contrario ben il 40 per cento della manovra a regime (nel 2012) è composto da maggiori entrate.
2. L’incremento delle entrate è dovuto in gran parte ai nuovi provvedimenti anti-evasione, da cui il governo si aspetta di ottenere fino a 8 miliardi di euro, in aggiunta a quanto già stimato nella Relazione previsionale e programmatica.
3. Per più del 70 per cento, i tagli sono rappresentati da riduzioni lineari nelle spese dei ministeri o da semplici riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, senza che siano state varate misure strutturali di contenimento delle spese; l’esperienza passata ci insegna che questi sono spesso tagli di carta.
UN GIUDIZIO INFORMATO
In sintesi, si tratta di una manovra visibilmente improvvisata, che bada a esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante. Le “lacrime e sangue” sono per pochi, i soliti. Chi paga davvero sono i giovani, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato e dal blocco delle assunzioni e delle carriere nel pubblico impiego (che penalizza soprattutto chi è entrato con salari molti bassi contando sugli scatti di anzianità) oltre che dall’ennesimo rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali. Non una, ma due mani, vengono messe nella tasche dei giovani.
L’aggiustamento strutturale langue. Coerente con questa impostazione la scelta di operare sulla cassa (rinvii di spese e tagli ad erogazioni) anziché sulla competenza.
La manovra conta su misure che rischiano di riservarci sorprese negative. Un esempio su tutti. Nel dibattito mediatico si è spesso vagheggiato del contributo che anche i comuni possono dare alla lotta all’evasione, tanto che questi percepiscono già il 30 per cento delle maggiori somme riscosse a seguito della loro partecipazione all’attività di accertamento delle imposte, una percentuale che la manovra di questi giorni porta al 33 per cento. Ebbene, la relazione aiuta a far chiarezza su questo fronte. Risulta che nel 2009 e nei primi mesi del 2010 la partecipazione dei comuni abbia complessivamente condotto a maggiori accertamenti di imposte per 6 milioni di euro e a maggiori risorse riscosse per 450mila euro, di cui un po’ meno di 150mila sono andati ai comuni. Speriamo che non sia questo il modo con cui si pensa di saldare i conti degli enti locali e recuperare gettito all’evasione.
fonte lavoce.info
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