La limonaia di San Daniele Comboni si trova al Tešöl, località a circa 2 km dal centro di Limone.
Tešöl è «diminutivo di tesa», letteralmente, secondo Arnaldo Gnaga, autore del Vocabolario Topografico-Toponomastico della provincia di Brescia, «luogo ove si tendono le reti per gli uccelli».
La località, a circa due chilometri dal centro di Limone, si può adesso raggiungere comodamente in automobile. Case ed alberghi fanno ormai quasi un tutt’uno tra il centro storico e quella che un tempo era la “periferia”. Sono rimasti gli olivi, a centinaia, lungo i magri pendii verso Campaldo e Preù. È rimasta la più che millenaria chiesetta di San Pietro, con il suo campanile mozzato per esigenze belliche. È rimasto l’erto sentiero che si inerpica lungo la montagna di Preàls per raggiungere Dalco e Degà. È rimasta, nella sua struttura, l’antica limonaia.
L’isolamento è durato in pratica fino agli anni Sessanta del secolo scorso: superati il torrente San Giovanni, la località Fol e l’oleificio, che un quarantennio prima aveva preso il posto di una cartiera, una stradina stretta e sterrata si incuneava per Campaldo ai piedi della montagna, mentre quella che oggi è via Tovo (da tuf, letto scosceso) era poco più di un sentiero. L’acqua del torrentello vi scorreva per raggiungere i prati delle Fase e il lago, trasportando sabbia ad ogni temporale. Mancavano l’illuminazione pubblica, l’acquedotto, la fognatura, il telefono; la strada per Tremosine era stata adeguata soltanto durante la Grande Guerra.
Un tempo da Dalco scendevano erbe e legne: c’era una specie di teleferica che, in due tronchi, consentiva a retèi d’erba e fasìne di legna di superare in due balzi gli oltre 700 metri di dislivello. Così per secoli, mentre i tordi, a centinaia finivano nelle reti.
La limonaia, con il cašèl e l’abitazione del šardinér risale al Settecento. La data «1740» e la sigla «L.C.V.» si leggono ancora nella calce del muro accanto allo stipite della porta che, dal giardino di limoni, dà nella cucina della casa natale di San Daniele Comboni. Alcuni documenti attestano che ne è proprietario Angelo Bertelli, di Bogliaco, che il 2 ottobre 1769 sposa a Limone Giulia Angela Girardi, giovane componente di una delle famiglie più ricche del paese. Ai lavori in corso al Tešöl probabilmente per la limonaia si riferiscono due annotazioni nel Registro dei morti della Parrocchia di San Benedetto: 18 giugno 1786 — Gianmaria […], milanese, «d’anni vinti in circa stando qui a lavorare da mastro di muro a conto del sig. Angelo Bertelli nel luogo detto il Tesolo venuto al lago per rinfrescarsi si annegò»; 12 marzo 1787 — Andrea Rasseghino figlio di Andrea, abitante in Bogliaco, «cadde all’improvviso nel cavar pietre per conto del signor Angelo Bertelli di Bogliacco e si rovinò tutto il corpo…morendo subito». Nel Catasto napoleonico, del 1810, Bernardo Bertelli fu Angelo possiede al Tešöl alcuni mappali.
Il 1 febbraio 1817 un’altra tragedia segna la vita del Tešöl: il Libro degli atti di morte della Parrocchia riporta che, «per caduta accidentale da uno scalino in campagna» muore in casa Bertelli Bortolo Mascher, di Sasso di Gargnano. È allora probabilmente che a Bogliaco i Bertelli contattano Giuseppe Comboni (1795–1872), che si trasferisce a Limone. Al Tešöl nasce il 18 giugno 1820 il loro secondogenito, Giobatta Eustachio, il primo Comboni nato a Limone.
Come documentato in uno “Stato d’anime” della Parrocchia, nel 1818 arriva al Tešöl anche il fratello di Giuseppe, Luigi (1803–1893), papà di Daniele.
Nell’ottobre 1821 al nome di Faustino Bertelli fu Angelo si iscrivono in Catasto alcuni immobili tolti dalla partita di Pietro e Faustino Angelo Bertelli; nel dicembre 1821 la «pezza di terra in tre corpi in contrada del Tezolo e il «giardino limonivo» passano in proprietà a Giacomo Ferrari di Sopra (continua)
Prima pubblicazione il: 19 Gennaio 2022 @ 13:55
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