Dopo due giorni durante i quali era addirittura arrivato a negare di essere lui l’uomo ripreso dalle telecamere di sicurezza in strada, alla fine ha ceduto. Andrea Pavarini ha confessato di aver ucciso Francesca Fantoni, la trentanovenne trovata senza vita lunedì mattina in un parco pubblico a Bedizzole.
Francesca, affetta da un ritardo cognitivo, mancava da casa da sabato, e proprio in quella serata tra le 21 e le 22 è stata massacrata di botte. Sulla fronte anche un segno profondo come se fosse stata colpita con un oggetto, forse il telefono cellulare della stessa vittima che era stato trovato in frantumi nella piazza del paese a poca distanza dal luogo dove si è consumato l’omicidio. Perché chi indaga è convinto che sia avvenuto tutto dove poi la donna è stata trovata, dietro gli alberi e sotto foglie e fango.
Un delitto probabilmente figlio di un raptus, questa l’ipotesi, scatenato da un rifiuto di Francesca Fantoni ad avere un rapporto sessuale con Pavarini. I due si conoscevano, «ma non hanno mai avuto una relazione e mesi fa lui aveva provato ad avvicinarsi a casa e lo avevano mandato via» ha raccontato la madre della vittima che chiede giustizia. «E nessuno – aggiunge – si permetta di infangare la memoria di mia figlia, che era una ragazza ben voluta da tutti».
Pavarini, padre di un bambino di tre mesi, ha ammesso le proprie responsabilità nel corso dell’interrogatorio che sei è tenuto questa mattina in carcere a Brescia davanti al gip. Assistito dall’avvocato Ennio Buffoli, probabilmente l’uomo ha ceduto davanti a quella che viene ritenuta la prova regina.
Le analisi effettuate in meno di 24 ore hanno infatti stabilito che il sangue sulla felpa che indossava sabato sera e che è stata trovata a casa dell’uomo fermato come indiziato di delitto corrispondere al profilo genetico di Francesca Fantoni. Sull’indumento sono state isolate una traccia più grossa sul lato destro e altre piccole macchie. Anche in questo caso Pavarini aveva negato che quello fosse sangue. Ora, davanti all’evidenza, si è convinto ad ammettere rispondendo a tutte le domande del gip nell’interrogatorio in carcere a Brescia.
La famiglia Fantoni aspetta ora il nullaosta per la sepoltura che arriverà dopo l’autopsia sul corpo della 39enne. Una donna uccisa così come accaduto 14 anni fa alla sua compagna di classe ai tempi delle scuole superiori, Elena Lonati, ammazzata in chiesa nell’estate del 2006 dal sacrestano della parrocchia. Entrambe uccise per motivi sessuali, entrambi i cadaveri occultati – Elena sotto una scala interna della chiesa nel quartiere Mompiano a Brescia e Francesca dietro gli alberi nel parco pubblico di Bedizzole -. Unite ai tempi della scuola e ora nel tragico destino. «È terribile – avevano commentato le compagne -. Due amiche, due coetanee ammazzate. Siamo sotto choc».
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