La ciclabile sott’acqua? Il sogno non è «proibito»

«La ciclabile sommersa si può fare». A dirlo è Arianna Minoretti, comasca, ingegnere della Norwegian Public Roads Administration (semplificando, l’Anas norvegese), a capo del progetto viabilistico più ambizioso mai realizzato in Europa, il «ponte di Archimede», struttura tubolare sommersa da 34 miliardi di euro che dovrà rendere percorribile da treni e auto, senza soluzioni di continuità, la E39, 1100 km di autostrada sulla costa ovest della Norvegia oggi interrotti da 10 fiordi attraversabili solo in traghetto. A lei, super esperta di mobilità… subacquea, si è rivolto il Comitato Giacomo Cis di Riva del Garda per dare corpo a un sogno: far correre un tratto della ciclabile tra Riva e Limone, per qualche centinaia di metri, sotto il pelo dell’acqua, in una specie di grande tubo trasparente.

Non una provocazione, ma una proposta concreta, che addirittura, paradossalmente, potrebbe essere la soluzione meno complicata per bypassare criticità come quella dell’ex ristorante «Casa della Trota». Il comitato rivano presieduto da Donato Riccadonna ha già dimostrato, con la riapertura del sentiero Ponale, di saper concretizzare i sogni. Ora ci riprova, alzando l’asticella.

«Si tratterebbe della prima pista sommersa al mondo – dice Riccadonna -, un richiamo turistico pazzesco. Se la Ponale registra 500mila passaggi annui, una pista subacquea ne farebbe un milione». Uomini del fare, quelli del Comitato non sono rimasti con le mani in mano e si sono rivolti all’ing. Minoretti, che giovedì sera a Riva, in Rocca, ha relazionato sul progetto del ponte di Archimede (si chiama così perché sfrutta il principio di Archimede). Un centinaio i presenti, rivani e non, curiosi, bikers, amministratori. Nessun dubbio sulla fattibilità dell’opera. Se è possibile costruire tubi sommersi in cui passano camion e treni, figuriamoci ua ciclabile: «La tecnologia è matura – dice Minoretti – e l’investimento per lo studio di fattibilità non sarà eccessivo. Certo, poi serviranno amministrazioni lungimiranti».

Intanto ci si augura che a breve, come annunciato, prenda il via il primo lotto della pista tra Riva e Limone, dalla cittadina trentina alla galleria «Orione». L’obiettivo è «agganciarsi» al tratto limonese entro il 2022. «L’importante è che i lavori partano – dice Marco Benedetti, presidente di Ingarda Trentino Spa, l’Apt del Garda Trentino -, se poi riusciamo a farne un tratto così avveniristico, tanto meglio». C’è anche chi è scettico: «Siamo sicuri che sia suggestivo pedalare in un tubo sommerso?». Per qualcuno sarebbe meglio spostare sott’acqua le auto. Col ponte di Archimede sarebbe possibile. Nel 2002 sul lago di Como ci avevano provato, con un progetto presentato alla commissione europea che però si era poi arenato. Qui non siamo in Norvegia.

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