l’accesso ad internet come diritto costituzionale

Scrive Rodotà su Wired Italia di Novembre:

Cittadinanza digitale o riduzione a “homo numericus”? Questa sembra essere l’alternativa che sta di fronte a noi e investe nella sua interezza ogni persona. La cittadinanza digitale è ormai parte della cittadinanza senza aggettivi, del nucleo inscalfibile di diritti che ciascuno porta con sé quale che sia il luogo dove si trova. Una cittadinanza amputata della dimensione digitale non sarebbe più una cittadinanza, perché escluderebbe la persona dalla dimensione globale.

Questa cittadinanza va costruita, devono esserne definiti i fondamenti e le condizioni. Perciò è indispensabile andare oltre la logica autoreferenziale, abbandonando la considerazione del Web come spazio non solo insofferente d’ogni regola, ma addirittura insidiato nella sua natura libertaria da qualsiasi regola. Oggi si tratta di dare una solida base costituzionale alla cittadinanza digitale, anche per metterla al riparo dalle molte insidie che continuamente si manifestano. Il riconoscimento dell’accesso a Internet come diritto fondamentale della persona è essenziale. Questa linea costituzionale è già riconosciuta in dichiarazioni del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa, in iniziative di stati come la Finlandia e nel piano di Obama sul servizio universale. Ma il riconoscimento dell’accesso non può divenire una chiave che apre una stanza vuota.

La conoscenza va vista come un bene pubblico globale, non solo rivedendo categorie tradizionali come quelle del brevetto e del diritto d’autore, ma evitando fenomeni di “chiusura” di questo “common”, che caratterizza la nostra società come quella “della conoscenza”. L’accesso è l’ineliminabile punto di partenza, ma ha una natura strumentale: ogni persona dev’essere nella condizione di godere delle opportunità del Web.

Leggere questo pezzo di una persona autorevole com’è Stefano Rodotà mi ha fatto piacere perchè è la conferma di quanto dico, da qualche anno orami, e che era diventato un punto del mio programma per le Provinciali del 2009 ovvero che l’accesso veloce ad Internet è un diritto.

Sono sempre stato convinto che ogni qualsiasi cosa (pubblica o privata) diventi essenziale per il cittadino deve diventare un diritto per il cittadino stesso e quindi tutelato esteso e garantito dallo Stato.

Per quanto riguarda l’accesso veloce ad internet Wired presenta un piano in 10 punti per portare la Banda Larga in tutto il Paese.

Sono quasi tentato di inviare la mia copia di Wired al Ministro per le infrastrutture e al Ministero per lo Sviluppo Economico (una unica copia ovviamente!) chissà mai se  …

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