E’ iniziato ieri il processo per l’inquinamento del nostro acquedotto nel 2009.
Acqua «tossica», ecco la verità dell´accusa
di Federica Malvicini – BresciaOggi del 22.02.2012
Quella del 2009 fu un´estate da incubo per duemila persone per lo più residenti a San Felice ma anche turisti vittime di un´intossicazione causata da un mix di micidiali batteri colifecali.
L´articolato cammino giudiziario per stabilire eventuali responsabilità penali e civili di quella «epidemia» è cominciato ieri mattina con la prima udienza del processo.
Uno start monopolizzato dalla calendarizzazione delle udienze e dalla costituzione delle parti civili, circa trenta posizioni in rappresentanza di buona parte delle persone colpite dall´intossicazione.
L´AULA DEL PALAGIUSTIZIA di via Lattanzio Gambara gremita di pubblico la dice lunga sull´interesse suscitato dal processo di primo grado che vede imputati i vertici dell´azienda Garda Uno: il presidente Mario Bocchio, di 67 anni, il direttore generale Franco Ricchetti, di 64, e il dirigente responsabile Mario Giacomelli, di 58 anni.
Sui tre gestori dell´acquedotto di San Felice del Benaco pesa l´accusa di epidemia colposa per la diffusione di gastroenterite.
A presiedere il collegio è il giudice Anna Di Martino, che ha dichiarato l´apertura dell´istruttoria dibattimentale dopo aver dato lettura dei capi di imputazione scaturiti dagli esiti dell´inchiesta aperta dalla procura dopo la raffica di casi di gastroenterite.
Secondo la pubblica accusa l´intossicazione fu causata dall´acqua infetta sgorgata dall´acquedotto, in particolare dai microorganismi patogeni che conteneva: le analisi dei periti della procura hanno fra l´altro evidenziato la presena di «clostridium perfigense» e «norovirus», batteri che si sviluppano nelle vicinanze di scariche fognarie.
GLI AGENTI PATOGENI che costrinsero almeno due mila persone a rivolgersi al pronto soccorso dovevano trovarsi – a parere degli inquirenti – nelle incrostazioni esterne e interne dei filtri d´acqua e avevano potuto proliferare a causa del profondo degrado in cui verteva l´impianto.
Situazione, che sempre secondo l´accusa, era a conoscenza dei vertici di Garda Uno, che avrebbero dovuto e potuto prevedere ciò che accadde dal 9 giugno del 2009 in poi.
Secondo quanto è emerso dalle indagini Bocchio, Ricchetti e Giacomelli agirono con negligenza, imperizia e imprudenza nella gestione della rete idrica comunale rendendosi colposamente responsabili del disastro.
L´impianto sarebbe stato arrugginito consentendo ai militi di agire indisturbati aggredendo i filtri a lago. Il contatto con la sabbia avrebbe fatto il resto.
La clorazione utilizzata dall´impianto, inoltre, sarebbe stata insufficiente, così come sarebbe risultato assente un adeguato trattamento contro le tossine prodotte dalle alghe.
Secondo l´accusa, l´azienda non aveva alcun collaboratore con le competenze necessarie per interpretare le variazioni dei dati delle analisi e in grado di capire il rischio che stava correndo l´intera cittadinanza continuando a bere l´acqua del rubinetto.
Una tesi, quella dell´accusa, sempre rigettata dagli imputati: la salubrità degli impianti, stando ai vertici della Garda Uno sarebbe stata certificata dai controlli della Asl. Sarà ora il dibattimento a stabilire se quell´epidemia che costrinse alle cure sanitarie l´equivalente di un piccolo paese poteva essere evitata.
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