In una pausa nello studio della Reverie di Debussy, leggo i vari post del mio aggregatore e trovo molto interessante quello di Luca de Biase a proposito di ecologia e informazione che, come aveva fatto Piero con l'information foraging, utilizza la metafora del mondo biologico per offrire chiavi di lettura utili a capire i processi in atto.
Se non si coglie la complessità di quanto sta accadendo e la imprevedibilità delle conseguenze delle mutazioni in un sistema complesso, possiamo trarre conclusioni del tutto fuorvianti o sbagliate e siccome stiamo parlando di qualcosa, il mondo dell'informazione, che ci tocca da vicino e in cui siamo "immersi", le conseguenze le subiremo in prima paersona.
Dato che per interpretare il mondo ci servono dei modelli, delle metafore, degli schemi da dare in pasto al nostro cervello che non saprebbe altrimenti come decodificare ciò che accade, l'utilizzo delle metafore del vivente son le più appropriate anche se qualcuno crede che la tecnologia dell'informazione sia fatta di 1 e 0 e assolutamente deterministica.
Come descrivere i suoni del sogno? I suoni del pomeriggio? Dei riflessi del sole sull'acqua? Ci serve un altro schema interpretativo: Debussy utilizza una nuova scala, la scala esatonale e quando la si comprende quello che appariva strano e dissonante acquista un preciso senso e si ha l'impressione ascoltando e più ancora suonando, di essere parte di un mondo meraviglioso.
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