Incidente nautico, cos’è successo nella seconda udienza

In aula c’era un solo imputato. Come nella prima udienza. Il secondo è rimasto in Germania. «Ma entrambi renderanno esame durante il dibattimento» annunciano gli avvocati di Patrick Kassen e Christian Teismann, i due turisti tedeschi di 52 anni che, il 19 giugno scorso nelle acque del lago al largo di San Felice, a bordo del loro motoscafo Riva travolsero l’imbarcazione sulla quale erano fermi il 37enne Umberto Garzarella e Greta Nedrotti di 24 anni.

I due stranieri sono imputati di omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso. E ieri alle telecamere è stato impedito di riprendere il processo. «Ritenuto che dalle riprese fotografiche ed audiovisive del dibattimento possa derivare pregiudizio alla decisione» ha scritto il giudice Mauro Ernesto Macca nella sua ordinanza. «I due tedeschi erano in stato di ubriachezza» è la tesi sostenuta dall’accusa.

EMBED [Leggi anche]Solo Kassen, agli arresti domiciliari da agosto, si era sottoposto all’alcol test, poi risultato positivo, mentre il connazionale e amico si era rifiutato. 

«Quando siamo entrati nella stanza d’albergo dove dormivano i due tedeschi per effettuare una perquisizione abbiano sentito un forte odore di alcol» ha detto dal banco dei testimoni Fabrizio Cosimo, il comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Salò, ricostruendo la mattinata successiva all’incidente nautico del 19 giugno. Per la prima volta il militare ha riferito la circostanza dell’odore di alcol, visto che non aveva scritto nulla nel verbale di quel giorno.

Sul comportamento dei due turisti, il carabiniere ha aggiunto: «Kassen si è dimostrato subito collaborativo mentre l’altro, Teismann, è apparso subito insofferente al controllo e si è rimesso a letto dicendo: Non siamo in un sistema totalitario, voglio parlare con mia moglie e con le autorità tedesche». Nel corso dell’udienza sono stati sentiti altri testimoni, che nella giornata del 19 giugno avevano incrociato i due turisti tedeschi. «Li ho visti il pomeriggio, avevamo le barche vicine, hanno continuato a bere» ha riferito un 30enne di Salò. «Ricordo che uno non era nemmeno in grado di centrare con il piede la ciabatta dopo essersi alzato dal tavolo» ha invece raccontato una donna che la sera del 19 giugno, poche ore prima dell’incidente, aveva cenato con il fidanzato nello stesso ristorante dei due tedeschi.

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E poi in aula è stato il turno di un testimone oculare che, al momento dello scontro tra barche, era nel giardino dell’abitazione dei suoceri, che si affaccia sul golfo di Salò. «Avevo notato una lucina in acqua e ho pensato che fossero dei pescatori. A un certo punto ho sentito un botto, ho visto una barca sfrecciare e non ho più visto la lucina e ho pensato che la barca più piccola fosse stata colpita» ha spiegato il testimone, che ha poi aggiunto: «mentre con mia moglie stavamo decidendo se chiamare la Guardia costiera è passata da quel punto una seconda barca, a velocità nettamente inferiore che aveva due luci dello stesso colore. Ha suonato, non si è fermata ed è andata avanti».

In aula i genitori di Greta Nedrotti e gli amici della 24enne sono entrati con una rosa bianca in ricordo della giovane. Il tribunale di Brescia ha accolto la costituzione di parte civile della Comunità del Garda, ente presieduto dal ministro Mariastella Gelmini. Ha invece ritirato la costituzione di parte civile il Comune di Salò, dopo che l’assicurazione della barca dei due tedeschi ha comprato per il Comune gardesano un impianto radar in grado di monitorare il traffico dei natanti in tempo reale. 

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