I canneti del basso Garda bresciano rischiano di scomparire. Lo certifica una ricerca – promossa da Movimento 5 Stelle e presentata ieri a Sirmione – sullo stato di salute di queste aree, frutto del lavoro realizzato negli scorsi mesi dai gruppi locali di Desenzano, Lonato, Padenghe e Sirmione.
«Negli ultimi anni si è assistito a un’importante riduzione dell’area dei canneti presenti lungo le nostre coste – si legge nel documento, 208 pagine corredate da immagini, grafici e tabelle – comportandone in alcuni casi addirittura la loro completa scomparsa. Lo scopo di questo lavoro è fornire una visione d’insieme, con un buon grado di attendibilità e precisione, dell’evoluzione dimensionale e della variazione di estensione di tutti i canneti presenti lungo la sponda bresciana del Garda dal 2009 al 2018». Il tratto di costa preso in esame si estende dalla Baia del Vento di San Felice fino ai litorali di Sirmione e comprende 81 aree a canneto, per un totale di quasi 124mila mq.
Le perdite. «Il Comune di Sirmione ospita da solo circa il 64% dei canneti della sponda bresciana, seguito da Desenzano con il 24% – prosegue la relazione -. Tutti i canneti attualmente esistenti erano presenti anche nel 2009, ma la loro estensione è diminuita di 66.296 metri quadrati in dieci anni, una riduzione pari al 34,84%». In percentuale, sono i comuni di Desenzano e Padenghe ad aver subito le maggiori perdite, ma se si considera il valore assoluto sono Desenzano e Sirmione a riscontrare riduzioni maggiori. Ne emerge una situazione generale tutt’altro che positiva: oltre un terzo dei canneti presenti nel 2009 oggi non esiste più e ciò significa che è venuto meno circa un terzo della capacità fitodepurativa associata a queste aree, del potere filtrante che il canneto esercita sui rifiuti contenuti nelle acque, e dello spazio in cui moltissime specie animali trovano riparo e habitat riproduttivo».
La tendenza. «Se il trend dovesse mantenersi costante o addirittura peggiorare, le aree a canneto potrebbero sparire totalmente entro vent’anni» conclude la ricerca, che ha tentato di correlare i risultati con i parametri ambientali che potrebbero averli in parte influenzati, senza tuttavia arrivare a conclusioni rilevanti. E se l’individuazione delle cause è ancora terreno d’indagine, tra le proposte concrete del M5S per provare a invertire questa tendenza ci sono una regia intercomunale, l’incremento della vigilanza, la realizzazione di aree e oasi protette e l’implementazione di un piano diffuso di ripopolamento con semina diretta.
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