Il regista Stefano Cipani: «Portare sul set creatività e disciplina»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura 2023. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco invece, vi rinviamo a L’Eco di Bergamo.

Educazione alla creatività e rincorsa verso il set. Stefano Cipani, partito dal Garda, ha conquistato Roma, forte delle competenze acquisite studiando regia prima a Bologna e poi Los Angeles. Un mix di estro e disciplina, che emerge nella cura della messa in scena e delle inquadrature, così come nella direzione degli attori. Alchimia d’autore dimostrata fin dal lungometraggio d’esordio, «Mio fratello rincorre i dinosauri» (2019), dove si è confrontato con Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese, per poi alzare l’asticella e orchestrare cinque pezzi da novanta in «Educazione fisica» (2022): Giovanna Mezzogiorno, Sergio Rubini, Claudio Santamaria, Angela Finocchiaro e Raffaella Rea.

EMBED [Leggi anche]Quando ha iniziato ad appassionarsi al cinema?

Da bambino volevo diventare disegnatore Disney, poi con l’arrivo della computer graphic sono stato colto dalla disillusione di poter lavorare a mano libera e ho iniziato a interessarmi anche a film diversi da quelli d’animazione. Mio padre è un cinefilo, riunirsi la sera per le visioni era un piacevole rito familiare.

E poi, come ha cullato il sogno di diventare regista?

Nella mia famiglia fare l’artista è sempre stata considerata un’aspirazione apprezzabile, non ho mai trovato ostacoli. E poi ci dev’essere qualcosa di genetico: dal nonno collezionista di dipinti, a mia madre insegnante di danza classica. Durante l’infanzia mi portava in giro per l’Italia per i saggi, così ho respirato il backstage degli spettacoli, entusiasmandomi per le coreografie. Inoltre mio zio Dario Cipani, psicologo, da piccolo recitava nei film di Angio Zane (tra i più celebri «Brigliadoro», 1959 – ndr) e poi negli anni Settanta fu tra i fondatori del Teatro Elfo di Milano con Gabriele Salvatores. Sono stato io a riportarlo sul set, nei miei corti e nei panni del preside in «Mio fratello rincorre i dinosauri».

È partito da Salò. È tortuosa la strada di chi vuol fare cinema e nasce nella nostra provincia? 

Ardua quanto trovare una sala cinematografica vicino a casa, purtroppo. I giovani devono mettersi in mente di viaggiare e di dimostrare il talento sperimentando, a partire dai corti. Per confrontarsi con la pratica e le persone: quello del regista è un lavoro di carattere, ti ritrovi a gestire decine di individui diversi per percorso e competenze, a tenere a bada l’ego di alcuni attori.

Dunque il regista dev’essere un condottiero dai nervi saldi: lei come tiene le redini del set?

Si dovrebbe comandare o per lo meno non essere insicuri. Sul set tanti esprimono opinioni e consigli e se ti ritrovi ad assecondare tutti il risultato è la mediocrità. Alcuni registi s’impongono incutendo timore, altri guidano con amore e umanità: preferisco quest’ultimo atteggiamento, io sono espansivo, mi piace mantenere un’atmosfera di serenità ed entusiasmo.

Ripensando ai suoi studi a Los Angeles: quali diversità ha notato nell’accesso alle professioni del cinema?

Siamo agli antipodi, quella hollywoodiana è quasi una scuola «militare»: si fa tanta pratica, ti mettono a disposizione equipaggiamenti di altissimo livello, promuovono la dedizione al lavoro, il culto di perseguire un obiettivo. Tutto ciò ti prepara bene, anche dal punto di vista psicologico, a realizzare il tuo sogno.

Ha anche composto canzoni, tra cui il brano «Verosimile», interpretato da Arisa, per la colonna sonora della serie Netflix «Fedeltà». Che rapporto ha con la musica?

Dopo disegni e fumetti, le mie prime tensioni creative furono musicali. Ho scritto una cinquantina di canzoni e nei miei film spesso metto mano alle musiche, l’apice è stato coinvolgere Arisa.

Nuovi progetti?

La mia sfida sarà portare sul grande schermo i personaggi che vivono nella mia testa, girando una storia.

questo link l’inervista realizzata dall’Eco di Bergamo.

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