Tra ieri sera e stamattina mi sono riletto il libro “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”. Sono 180 pagine che si leggono in un baleno di Roy Lewis. Non capita spesso che mi metta a recensire i libri che leggo ma questo ne vale la pena perché è un’ode all’innovazione.
Nel romanzo tutto incentrato sul cosciente e costante sforzo evolutivo di un individuo che si auto-definisce subumano (appartenente alla specie dell’homo habilis, credo) e che trascina nella sua corsa alla conquista della pianura (abbandonando gli alberi), alla scoperta del fuoco, della lavorazione della selce, dell’allevamento, dell’esogamia, dell’arco, dell’amore, dei vestiti e della pittura. Più che il tono comico della narrazione quello che più mi ha colpito è in questa seconda rilettura è l’analisi competente di alcune dinamiche proprie e attuali dell’innovazione: la curiosità rivoluzionaria degli uni, i timori reazionari degli altri.
La più grande questione sollevata verso la fine del racconto è la tensione tra la divulgazione gratuita e disinteressata della scienza per il progresso dell’umanità contrapposta allo sfruttamento dei vantaggi a breve termine conferiti dal monopolio della conoscenza soprattutto per sopraffare altre specie di ominidi, che non viene propriamente risolta (del resto resta un nodo da sciogliere ancora oggi).
Fa specie nella lettura schierarsi dal lato dell’innovatore per ovvi motivi (oggi è innegabile la bontà delle scoperte del fuoco e dell’arco, giusto per citarne alcune) ma notare che oggi ci schieriamo spesso dalla parte dei reazionari. Come dire che quello che abbiamo inventato nel passato, ci mancherebbe altro, è ovviamente buono, mentre ciò che potremmo inventare domani, chissà su quale rovinosa via ci porterà (pensiamo alla clonazione e all’energia nucleare, per fare i nomi di due delle più delicate questioni attuali).
Se cercate un’idea regalo per qualcuno dedito all’innovazione sia in chiave teorica che applicata, troverete in questo libro un’ottimo alleato, sempre che non preferiate leggervelo voi stessi. Tra una risata e l’altro c’è occasione di riflessioni più o meno profonde a seconda di come si affronti il libro.
Su aNobii ho già conferito le mie cinque stelle al libro.
L’immagine l’ho presa da qui.
Vai articolo originale: http://feedproxy.google.com/~r/blogspot/SCne/~3/K_gGjinQonA/il-piu-grande-libro-del-pleistocene.html