C’è poesia e poesia, in Normandia.
Cioè, che poi qui ero in Bretagna, ma Normandia mi faceva rima con poesia.
Consentitemi la licenza poetica, suvvia. Oh, un’altra rima! Quando c’è la classe…
Dicevo.
C’è poesia e poesia, e qui parliamo di una poesia celestiale.
Parliamo di piatti eccelsi, di sapori sublimi, di esperienze trascendentali.
Come avrete capito potrei parlare per ore ed ore di questo spettacolare piatto di cozze, ed in effetti è proprio quello che farò.
Perché qui le cozze sono più buone. Cioè, non è che sono buone così per dire, non è che sono buone come quando vai in un ristorante di pesce e ordini l’impepata ed una volta assaggiata dici “mmh, buona”. No, qui sono così buone che quando metti in bocca la prima non ci credi. E allora metti in bocca anche la seconda perché vuoi accertarti che sia buona come la prima, ma non lo è perché è più buona ancora. E così via. Voi direte “vabbeh spiegaci che cos’hanno di così buono, dicci di cosa sanno”. Facile, sono deliziose e sanno di cozza. Sono piccoline, di un giallo-arancio intenso, gustose, prelibate. Sono tenerissime e si sciolgono in bocca, sopraffine. Una tira l’altra peggio dei famosi cioccolatini (o erano famose caramelle? se non me lo ricordo come fanno ad essere famose? boh) e insomma dopo pochi minuti ti ritrovi con un piatto di nulla. E ti chiedi come sia possibile e vorresti ordinarne altri mille piatti che poi costano davvero pochissimo (non è elegante parlare di soldi ma 6,40 euro per i curiosi). E non ti vorresti alzare da tavola e ti chiedi perché le hai mangiate così velocemente che poi sono finite subito ma non potevi fare diversamente: erano troppo buone. Anzi, ti rendi improvvisamente conto che sono state le cozze migliori che tu abbia mai mangiato in vita tua, e chissà se ne mangerai ancora di così fantastiche, ma come tutte le cose belle della vita te ne accorgi solo quando ormai le hai perse. Momento di riflessione indotto dalla cozza. Addirittura.
Ah, ho anche assaggiato le ostriche per la prima volta in vita mia, però non so, forse non le ho capite, boh, non ci ho mica trovato tutta sta cosa…
W le cozze. Ecco.
Del ristorante Au Pied du Cheval, di Cancale, Bretagne, France. Insomma, qui. E non mi pagano per dirlo, è proprio tutta spontaneità.
Vai articolo originale: http://www.lapaoly.net/2008/paradiso-cozza/