Roberto Van Heugten, autore, intervista Gianluca Vanetti, il discusso biografo della Valtènesi, sull’origine del suo amore incondizionato per il Lago di Garda e le sue meraviglie.
Lo scorso ottobre ho incontrato lo scrittore solitario nel suo studio, collocato al piano terra della celebre Casa sul Meteorite, da lui stesso definita “anonima villetta che sembra costruita su un gigantesco scoglio piantato in mezzo a una piana verde”. Un meteorite, per l’appunto. Quello che segue è un resoconto senza veli, che trae origine dal mio desiderio di conoscere il perché un uomo del nostro tempo può ancora innamorarsi perdutamente di un territorio, al punto da giungervi e non allontanarsene mai più. Dirò fin da ora che lo ringrazio per avermi dedicato un paio d’ore del suo preziosissimo tempo, ma soprattutto per il delizioso spuntino che ha predisposto per l’occasione, mettendo in atto la più gustosa delle esperienze che lo hanno reso celebre.
RVH Sig. Vanetti, mi racconti quel che sa di questo incredibile territorio.
GV Più che raccontare ciò che so, meglio iniziare da cos’è il Lago di Garda e in che modo possiamo estendere i suoi magici fluidi ai territori circostanti, come per esempio la Valtènesi, zona collinare dove ci troviamo ora. Senza entrare nel merito delle datazioni geologiche, soffermiamoci sull’assunto che l’aspetto orografico attuale inizia a prendere forma dopo l’ultima era glaciale. Lo scioglimento di una mostruosa stratificazione di ghiacci, accumulata in un tempo lunghissimo, ha creato il bacino idrico che oggi chiamiamo Lago di Garda, mentre nei dintorni l’opera di ritiro delle lingue ghiacciate ha provocato l’accumulo di detriti che ha formato le colline moreniche. Questo è un esempio non solo gardesano, ma è presente pressoché ovunque si trovino residui di antichissimi ghiacciai poi disciolti e mai più riformati. La formazione delle sponde lacustri ha avuto una genesi assolutamente casuale, accompagnata da terremoti superficiali e dal trasporto incessante di detriti di ogni genere mentre fenomeni alluvionali spianavano ogni ostacolo creando, più a sud, le pianure che oggi accompagnano il viaggiatore verso la Val Padana e i grandi fiumi che la bagnano.
RVH Direi che ha sintetizzato in modo splendido l’aspetto geologico di questo territorio. Quali sono secondo lei le caratteristiche che hanno convinto l’uomo a stabilirsi da queste parti?
GV Credo di poter affermare che, già in epoca preistorica, i primi abitanti di queste zone abbiano goduto di un territorio ancora instabile ma già ricco di motivi per stabilire comunità numerose e ben nutrite. Intorno alle sponde meridionali sono stati trovati svariati insediamenti palafitticoli, che testimoniano la presenza di abitanti dediti sia alla pesca che all’agricoltura.
Desenzano del Garda, tanto per citare un esempio, ospita nel museo Rambotti il più antico aratro integro giunto fino a noi. Proviene da un villaggio di palafitte datato prima del 2000 a.C. Altri ritrovamenti avvenuti nello stesso posto, come anche nei dintorni di Polpenazze e del Lago di Ledro, posto più a nord, raccontano di civiltà risalenti a tre-quattromila anni prima di Cristo.
RVH Veniamo a tempi più recenti.
GV Ottimo. Che dire degli antichi romani? Cosa avrà pensato, ad esempio, il poeta Caio Valerio Catullo quando, arrivato sulla penisola di Sirmione, decise di progettarvi la costruzione della sua immensa residenza? Correva il primo secolo dopo Cristo, e, a parte la mia battuta di stampo immobiliare, egli omaggiava la bellezza di questa terra scrivendo:
“…Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude: gaudete vosque, o Lydiae lacus undae: ridete, quicquid est domi cachinnorum!” (…Salve, o bella Sirmione, gioisci del tuo signore; e gioite voi, o Lidie onde del lago: risuonate, risate tutte della casa.)
RVH C’è tanta storia quindi, qui intorno a noi.
GV Certo. Ma non tutta contiene bellezza, ahimè. In epoche più recenti è successo un po’ di tutto. La posizione sull’asse logistico lombardo-veneto ha fatto sì che dal medio evo in avanti qui ci fossero innumerevoli “passaggi di proprietà”, se così posso chiamarli. Sforza, Scaligeri, domini papali, francesi, austriaci, a tutti le sponde del Lago di Garda facevano gola. Era una via d’acqua che metteva in comunicazione con il nord, tanto che fino al primo dopoguerra il lago veniva preferito per il trasporto navale di merci, più rapido rispetto a inesistenti strade o improbabili ferrovie. Era anche terra di confine. Ancora oggi sono visibili le tracce della presenza del dominio austroungarico, soprattutto nei paesi dell’alto Garda (Valvestino e Tremosine, tanto per citarne un paio in provincia bresciana) e nella parte trentina (Riva del Garda, Arco e Torbole). Tra le colline moreniche, incantate finché si vuole ma anche tanto strategiche, si è svolta la mattanza che ha messo fine alle guerre di indipendenza, gettando le basi per la futura unificazione nazionale. La battaglia di Solferino e San Martino è ancora oggi ricordata come una delle più cruente macellerie di fanti dell’era recente. La torre e l’ossario sono sì la partenza verso uno dei più suggestivi percorsi enogastronomici e ciclistici del nord Italia, ma per chi vuole ricordare le nostre origini sono un importantissimo strumento di riflessione patriottica.
RVH Veniamo al nostro tempo. Cos’è il Lago di Garda oggi? Come lo vive un residente?
GV Beh… rispondere a questa domanda non è proprio semplice. Soprattutto non vorrei rischiare di mancare di rispetto a rivieraschi o collinari, a seconda di quello che dirò. Dividerò la risposta in due segmenti, così ciascuno avrà la sua parte di visibilità. Il primo lo dedico al bacino lacustre vero e proprio, tinozza di circa 370 kmq che gli fa vincere il premio di più grande d’Italia. Sprofondato tra alte vette nella parte più stretta, con fondali che arrivano a superare i 300 metri sotto il livello del mare, diventa un placido cuscino di acque medio basse nell’area allargata, quella che apre più giù l’anfiteatro morenico. Per girarlo si fanno circa centocinquanta chilometri, il che ne fa, a seconda delle stagioni e dell’orario nella giornata, o un divertente percorso motociclistico, oppure una tortura cinese fatta di colonne infinite di auto con a bordo famiglie annoiate che non vedono l’ora di finire il giro per tornare a casa. Scherzi a parte, la strada che si snoda lungo le sponde del lago, completata nel secondo dopoguerra, offre scorci indimenticabili. Sulle pendici che la affiancano si trova ogni tipo di vegetazione mediterranea. Non è raro trovare piante di agave, fichi d’India, glicini, buganville, mischiate a olivi, piante grasse e agrumi. Famose sono le limonaie della sponda occidentale, coltivate da tempo immemore contro ogni logica climatica e ancora oggi in esercizio. Da Gargnano a Limone i telai lignei che contengono cedri e limoni sono un panorama costante, abbarbicati sulle rocce – che le proteggono dai venti gelidi dell’inverno – ed esposti verso est in modo da prendersi tutto il sole fino al primo pomeriggio. Gli abitanti costieri pertanto traggono il meglio da tutto ciò che il lago può offrire, soprattutto dal settore turistico e agricolo di qualità – olio e derivati dagli agrumi. La pesca è invece ormai ridotta a un pugno di operatori che sopravvivono fornendo alcuni ristoranti specializzati e famiglie di appassionati di pesce d’acqua dolce. Spostandoci invece all’interno, le colline moreniche presentano estese piantagioni di vigna e ulivo, oltre a coltivazioni di cereali e foraggi che alimentano l’allevamento prettamente bovino e suino, svolto in fattorie di dimensioni contenute. Da qui prendono il volo – sì, anche intercontinentale – vini e oli tipici, con etichette famose in tutto il mondo quali il Lugana, prodotto a sud nei territori tra Desenzano e Peschiera, e Groppello e Chiaretto vinificati in Valtènesi. . Vede laggiù, fuori dalle mie finestre? Sono le vigne dei produttori storici della zona.
Sopra la costa veronese, invece, ci sono le colline dove viene prodotto il Bardolino, altro campione vinicolo gardesano. E salendo ancora un pochino, ma sempre con l’acqua del Garda sullo sfondo, arriviamo in Valpolicella, da tutti conosciuta per il mitico Amarone. Ecco, solo parlando di agricoltura e turismo le ho già dato due spunti che fanno capire come un residente gardesano oggi può tranquillamente trovare il modo per coniugare benessere e operosità, avendo poi a disposizione un territorio fatato dove trovare relax e ritmi a misura d’uomo. Non dimentichiamo comunque che anche l’industria da queste parti realizza numeri significativi. La comodità delle vie di comunicazione ha fatto sì che il boom economico del ventesimo secolo abbia insediato nelle aree piane del basso lago grandi fabbriche operanti nei settori più disparati, dalla trasformazione alimentare all’automotive, dalla meccanica di precisione alla produzione di acciaio. Anche se va detto che l’orientamento degli ultimi anni è rivolto alla crescita del turismo e del suo indotto, veri motori di creazione di benessere duraturo in quanto non influenzati dalle manovre economiche internazionali. Il lago di Garda è esso stesso motore di sviluppo, bisogna solo saperlo sfruttare rispettandone le peculiarità.
RVH Ecco, volevo toccare questo punto, in chiusura. Turismo, impatto del turista sul delicato ecosistema gardesano. Binomio che può convivere?
GV Sta già convivendo, alla grande. Le faccio un esempio. Da molti anni vengono abbandonate le coltivazioni intensive a favore di piccole produzioni molto particolari ed ecosostenibili. Gli allevamenti avicoli che cinquant’anni fa costellavano la Valtènesi, soprat-tutto a Soiano e Puegnago, sono spariti da tempo, sostituiti da residenze turistiche, vigneti e uliveti. Il panorama quindi non presenta più capannoni disadorni e impattanti, ma piccoli borghi immersi nel verde di produzioni di qualità. La richiesta di benessere ha convinto alcuni sperimentatori a piantare coltivazioni di lavanda ed erbe officinali, che forniscono laboratori specializzati in bio cosmesi. I risultati sono eccellenti, la macchina della qualità è partita. Tra Desenzano, Lonato e Pozzolengo si pensa di registrare una DOP di zafferano, altro esempio di come l’attenzione al territorio può creare lavoro e benessere. L’edilizia è diventata prettamente conservativa, dopo le follie di fine millennio che avevano cementificato a uso turistico soprattutto la sponda bresciana.
L’unione di questi e di cento altri esempi stanno favorendo il turismo di alta qualità, attento a un mix di fattori che escludono, ovviamente, la confusione e il divertimentificio caratteristici di altre zone italiane
RVH Divertiamoci con un esempio pratico. Prenda la sua vecchia Citroën GS e mi accompagni in gita sul Lago di Garda. Voglio stare in giro due o tre giorni, faccia lei.
GV Ah, qui la sfida si fa seria, ma accetto. Immagini di arrivare con il treno a Desenzano del Garda, vengo a prenderla e partiamo. Per cominciare sceglierò il versante ovest, così tutto il Garda sarà illuminato dal primo sole di giornata, e ci fermeremo a Salò a prendere un caffè. Per arrivarci attraverseremo le dolci colline della Valtènesi, e faremo tappa in uno dei tanti borghi di cui è disseminata. Facciamo Castelletto, appena sopra Polpenazze, così scatteremo qualche foto al panorama del lago lontano visibile attraverso i campi di ulivo. Da lì proseguiremo verso Salò attraversando Polpenazze e Puegnago e percorrendo la strada Panoramica, che domina tutto il golfo salodiano. Il caffè lo prenderemo sul lungolago di Salò, ricostruito di recente dopo il terremoto del 2004 e trasformato in elegante salotto appoggiato in una zona solo pedonale. Riprenderemo l’auto, e guidando tranquilli lungo la 45 bis avrà modo di fotografare i meravigliosi scorci offerti dalla sponda rocciosa a picco sul lago, tra Maderno e il bivio di Tremosine, dove svolteremo per percorrere la strada della Forra, battezzata da milioni di motociclisti come la “strada più bella del mondo”. Appena superato lo spettacolare canyon che divide il Garda lacustre dal parco montano, ci fermeremo a pranzo. Potrà scegliere tra specialità di carne alla griglia o specialità di pesce alla griglia. Tanto noi bresciani grigliamo o spiediamo tutto, quindi si fidi: le piacerà. Da Tremosine scenderemo a Tignale, tornando verso sud, e a Gargnano le farò fare l’ultimo strappo montano del nostro viaggio. La porterò a Magasa, Cima Rest, ad ammirare i fienili medievali con il tetto in paglia. Comprerà uno spicchio di Tombea, DOP casearia che si trova solo lì, e nel cortile di un fienile attenderemo la fine del pomeriggio immersi in un silenzio surreale. Scenderemo di nuovo sul lago, e a Maderno saliremo sul traghetto che ci accompagnerà a Torri del Benàco, sponda veronese. “Vedi il lago dal lago” si dice, e mi ringrazierà mille volte ammirando il tramonto fino a veder sparire il disco solare dietro le colline moreniche. Arrivati di là, cercheremo una camera in uno dei tanti alberghi della costa veronese, e lì faremo tappa. La mattina successiva colazione sul lungolago, ancora in ombra perché il sole sorge da dietro il Monte Baldo – oltre duemila metri di quota. Approfitteremo della fresca brezza guardando la sponda bresciana, lì rocciosa e impervia, baciata dai primi raggi dell’astro. Cominceremo il secondo giorno di viaggio con un breve stop fotografico a Punta San Vigilio, poi punteremo a nord verso Malcesine. Lì lasceremo l’auto e saliremo sulla cima del Baldo usando la famosa funivia panoramica, che a metà percorso ruota su se stessa per offrire a tutti una visione completa sul territorio. Ridiscesi, via verso Riva del Garda, dove pranzeremo leggeri in uno dei tanti locali affacciati sul golfo rivano, stretto tra le gole prealpine ma affascinante in ogni stagione. Se avremo voglia di camminare, una passeggiata non troppo impegnativa ci porterà sul monte Brione, a visitare i forti austroungarici disseminati sul pendio, e vedremo un incredibile concentrato di vegetazione mediterranea. Se invece vorremo viaggiare comodi, faremo una veloce salita al Lago di Tenno, perla di acqua verdissima adagiata sul fondale di una stretta vallata. Torneremo poi sulla 45 bis, la gardesana occidentale, e ci fermeremo a Limone per visitare il borgo, prendere un caffè e farci spiegare come mai in quel paese la gente campa cent’anni in totale assenza di patologie cardiache. Mistero del Garda, e non è l’unico! Ci fermeremo anche a vedere la limonaia di Prà della Fàm, dove le farò conoscere le coltivazioni gardesane di agrumi e avrà modo di comprare Limoncello e creme a base di limone. Nulla da invidiare a produzioni più famose, vedrà! A Maderno prenderemo la seconda camera del nostro piccolo tour, così da essere pronti, il giorno successivo, alle visite culturali. Valle delle Cartiere a Toscolano, per conoscere una delle più antiche attività produttive del Garda. Subito dopo Vittoriale degli Italiani, con visita alla villa dannunziana, al suo museo e al parco. Finiremo la gita al MU.SA. a Salò, che ospita spesso mostre d’arte molto interessanti. Ah, certo. Durante il rientro a Desenzano non mancheremo di visitare un paio di cantine degustando sia i vini della Valtènesi che della zona Lugana, così che il suo rientro a casa risulti corroborato da aromi e sapori indimenticabili. Che ne pensa?
RVH Tutto in tre giorni… Pazzesco. Arriveremo a fine giro distrutti!
GV Nient’affatto. Si sarà rilassato, e ciò che avrà visto sarà un lenimento alla fatica del viaggio. E pensi che non avremo visto nemmeno metà di ciò che il Lago di Garda offre al visitatore.
Ci sarà un perché a queste parole, pronunciate nientemeno che da Goethe: “Stasera avrei potuto raggiungere Verona, ma mi sarei lasciato sfuggire una meraviglia della natura, uno spettacolo incantevole, il lago di Garda; non ho voluto perderlo, e sono stato magnificamente ricompensato di tale diversione”.
Saluto il discusso biografo della Valtènesi, convinto che non mi abbia detto tutto. Qualche parola in più sulla cucina, ad esempio, avrebbe potuto spenderla. Oppure sulla storia, sui misteri di questa terra. Né mi ha parlato dei parchi tematici della sponda veronese, Gardaland e Canevaworld, o degli stabilimenti termali di Sirmione, Colà e Lazise. Forse ha voluto evitarmi un quarto giorno di viaggio ideale a bordo della sua scassata Citroën arancione! Ma sì, potevo aspettarmi che Vanetti mi lasciasse volutamente con un sacco di domande a cui cercare risposta. Del resto, è così immenso il patrimonio custodito da questo azzurro specchio d’acqua. Non mi resta che trasferirmi lì, magari sul cocuzzolo di una delle sue colline moreniche, per avere finalmente la possibilità di esplorarlo appieno.
Roberto van Heugten
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