Negli ultimi anni ha dovuto sottoporsi alle cure ed al restauro di Sovrintendenze, di professionisti e di studiosi universitari, ma la piroga rinvenuta negli scavi al Lavagnone nel luglio 2018 è ora pronta per farsi ammirare all’interno dell’allestimento creato ad hoc da parte del Comune di Desenzano.
IL RITROVAMENTO E IL PERCORSO DELLA PIROGA
L’imbarcazione, venuta alla luce durante la campagna di scavo annuale del Lavagnone condotta dalla prof. Marta Rapi dell’Università degli Studi di Milano su concessione del Ministero della Cultura e valorizzata grazie alla sinergia di più enti (Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano e Comune di Desenzano del Garda), si va ad aggiungere ai rari e preziosi reperti lignei ritrovati nel sito ed esposti al Museo Civico Rambotti, tra i quali il più celebre è sicuramente l’aratro, a oggi il più antico al mondo conservato.
Il percorso della piroga dallo scavo archeologico all’esposizione pubblica ha seguito il lungo iter previsto per i reperti in legno e gli intrecci in materia vegetale conservati: essendo infatti imbibiti di acqua il processo è particolarmente lungo e oneroso perché necessita dell’intervento di personale altamente specializzato e qualificato.
Delicatissimo è il momento della loro estrazione dal sedimento in cui si sono conservati per millenni poiché immediatamente incomincia il processo di essicazione e degrado. Fondamentale dunque è un primo intervento conservativo sul cantiere di scavo per favorire il mantenimento del corretto grado di umidità, in questo caso eseguito dall’equipe dell’Università di Milano.
Per la piroga del Lavagnone questo è stato solo l’inizio di un viaggio durato anni condotto sotto l’esperta guida della restauratrice del “Centro trattamento legno bagnato” del Ministero della Cultura, Annalisa Gasparetto. Il Centro si trova a Milano presso la sede della Sovrintendenza ABAP-CO-LC e svolge un servizio pubblico per il trattamento di questo tipo di reperti. Il restauro è stato effettuato dalla specialista Ilaria Bianca Perticucci della ditta Conservazione e restauro.
L’imbarcazione è stata portata dunque in questo Centro ed è stata stoccata temporaneamente in una vasca di acqua corrente che consentisse il mantenimento della corretta idratazione. In seguito per consentirne la conservazione in ambienti a normale livello di temperatura e umidità è stata immersa in una soluzione al 50% di glicole polietilenico per consolidare le fibre vegetali in vista dell’essiccazione. Il trattamento di impregnazione, durato un anno circa, è terminato a ottobre 2021.
A questo punto il reperto era pronto per l’ultima fase del procedimento, volta a impedire che la struttura del legno, privata dell’acqua che ne manteneva idratate le fibre, si deformasse e si frammentasse: la liofilizzazione. Con il processo di liofilizzazione la piroga è stata essiccata definitivamente. Rientrata in laboratorio a Milano la piroga è stata sottoposta a rilievi 3D per supportare il processo di restauro e rendere più efficaci i necessari monitoraggi periodici di valutazione dello stato di conservazione.
Attualmente si sta procedendo alla sagomatura delle numerose centine di plexiglass che comporranno il “guscio”, che costituirà il supporto principale per l’esposizione al Museo.
L’Assessore alla Cultura Francesca Cerini sorride davanti all’ultimo tassello del percorso fatto dal Museo Rambotti durante il suo mandato: ““Attrattività in continua crescita e proiezione verso il futuro museale. Una delle più grandi soddisfazioni di questi 5 anni è aver trasformato questo Museo in una istituzione culturale proiettata verso il futuro. La piroga monossile che verrà esposta all’interno della sala allestita è soltanto l’ultimo passo di un cammino fatto di innovazione, di sale immersive, di nuove guide museali e di implementazioni storiche come il Leone veneziano nel chiostro. Ritengo che la vera sfida del presente e del futuro sia proprio quella di portare il mondo museale al passo coi tempi e credo che il Rambotti, oggi, lo sia”.
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