Il lago di Garda mai così basso in inverno: mancano 240 milioni di metri cubi d’acqua

Una banchisa polare. Di pietra invece che di ghiaccio. Un semicerchio che circonda la punta di Sirmione, sotto le Grotte di Catullo. Una distesa bianca che affiora, mentre dovrebbe riflettere il verde cristallino dell’acqua. La spiaggia Jamaica è l’immagine della crisi idrica del lago di Garda. Come pure l’Isola dei Conigli, a Manerba, raggiungibile a piedi.

Rispetto al primo febbraio di un anno fa al Benaco mancano 61 centimetri, vale a dire 240 milioni di metri cubi di acqua: come 97mila piscine olimpioniche colme. Ieri il livello al di sopra dello zero idrometrico (posto a 64 metri sul livello del mare) era di 45 centimetri contro i 106 del 2022 (addirittura 127 nel 2021), mentre lo scarico è quello del deflusso minimo, 14 metri cubi al secondo. A dicembre il livello è stato ancora più basso, ben sotto i 40 centimetri. È l’inverno peggiore nella storia del Garda. Un pessimo punto di partenza per la stagione pre irrigua, che partirà in aprile.

EMBED [Il pontile di Navigarda a Maderno: i pali mostrano i segni del basso livello dell’acqua del lago]

«La speranza è che nelle prossime settimane piova, ma soprattutto che nevichi in modo che i ghiacciai possano poi rilasciare l’acqua», dice il segretario della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa. Per affrontare la stagione con (relativa) serenità il livello – in aprile – dovrebbe essere fra i 90 e i 100 centimetri sopra lo zero idrometrico.

Il Garda ha sofferto molto anche in anni passati: nel settembre 2003 scese fino a 8 centimetri, salvo risalire (primo febbraio 2004) a 74 centimetri. «Da 3-4 mesi – spiega Ceresa – dal Garda esce il minimo previsto dalle norme. Non sprechiamo nulla. Il problema è che non abbiamo mai vissuto una tale siccità».

EMBED [Leggi anche]Le acque del Garda servono tre ambiti: turistico, agricolo, consumo umano (acqua potabile). Il primo, tutto sommato, è quello meno toccato (a parte le campagne mediatiche negative, spesso artificiose, in particolare all’estero). Discorso ben diverso per l’agricoltura del Mantovano e per i Comuni che captano l’acqua dal Garda. Meglio sottolineare che il lago – con 50 km cubi di acqua, una superficie di 370 kmq, una profondità media di 136 metri – rappresenta il 40% della riserva italiana di acqua dolce. Nel 1960, spiega Ceresa, il lago di Garda è passato da una regolazione naturale a una artificiale. In quell’ anno, a Solionze (nel Comune di Valeggio), è entrato in funzione l’edificio regolatore con tre paratie. L’acqua si divide fra il Mincio (essenziale anche per non trasformare in palude i laghi di Mantova) e due canali, la Seriola e Virgilio, che poi alimentano la campagna.

L’uso potabile

Non solo. Sempre più Comuni bresciani e veronesi captano dal Benaco l’acqua che, lavorata, esce poi dai rubinetti delle case. Brescia capoluogo, ad esempio, ha problemi di approvvigionamento ed è previsto un nuovo impianto di captazione da 3mila litri al secondo dal Garda fra Padenghe e Lonato. «La legge Galli – specifica il segretario Ceresa – stabilisce che in caso di siccità l’uso umano abbia la precedenza». Quando il livello scende a 30 centimetri ci sono difficoltà in questo senso. La Comunità del Garda, a cominciare dal suo presidente Mariastella Gelmini, si è assunta l’impegno di non scendere più sotto quella quota. «Siamo decisi a tutelare l’acqua del lago sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo», sottolinea Ceresa.

Il cambiamento climatico impone scelte precise. «Bisogna riposizionare la gestione idrica del più grande bacino italiano». Tre le azioni di intervento necessarie, afferma Ceresa. Riguardano l’agricoltura: creare bacini di accumulo (ad esempio le cave dismesse), innovare i metodi di irrigazione per risparmiare acqua (a goccia invece che a scorrimento), pensare a colture meno idrovore. Affidarsi solo al meteo sarebbe follia. La banchisa di pietra sotto le Grotte è suggestiva, ma denuncia l’esistenza di un problema.

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