Le scale musicali hanno un fascino misterioso, almeno per me.
Hanno una simmetria che le rende "ragionevoli" se non proprio "razionali" ma alcune di esse sono talmente multiformi che cambiano a seconda della nota da cui si comincia. Tutto comincia dal filmato di Bobby Mc Ferrin sulle scale pentatoniche (o pentafoniche ma i due termini sono equivalenti stando a wikipedia e io preferisco il primo).
Mc Ferrin dimostra che sono sequenze di note che in fondo "ci aspettiamo", ci sembra naturale che dopo quella certa nota venga quell’altra e solo quella, come se avessimo dentro di noi un marker per l’armonia.
Mi leggo per bene la pagina di Wikipedia sulle scale, forse non precisa come un trattato di armonia, ma la sintesi è quello che sto cercando e trovo le stranezze delle scale come proprietà di materiali che si attraggono e si respingono o come la luce che cambia a secondo di come la osservi.
Una scala pentatonica maggiore (una scala "normale" a cui si toglie la quarta e la settima nota) se la esegui a partire dalla sesta nota è una scala pentatonica minore: mi affascina
Scala "normale": do re mi fa sol la si – scala pentatonica : do re mi sol la (ho tolto il fa, quarta nota, e il si, settima nota) ora la posso suonare partendo da ogni nota: re mi sol la do oppure mi sol la do re o sol la do re mi. Se la suono a partire dal la, la sesta nota della scala di do, ecco che la scala pentatonica diventa minore e non solo come definizione, il suono è quello "più triste" di un accordo minore.
Tutto ciò è misteriosamente magico e vorrei estrarne una metafora che ancora non so quale sia.
Leggo poi che alla scala minore basta aggiungere una nota (che prenderà il nome di "blue note") tra la terza e la quarta nota ed ecco che la scala minore pentatonica diventa una scala blues, e quella sola notina cambia l’altmosfera ed eccoci in un night club con un pianista che suona una melodia tutta speciale.
E se fossimo noi a cambiare, come se le note fossero un telecomando che cambia i nostri canali di ascolto? Di certo i suoni ci modificano: gli "ooommmm", i "nam myo o renge kyo", o semplicemente il perenne oscillare dei nostri atomi fanno vibrare lo spazio subatomico e noi entriamo in risonanza con particolari vibrazioni delle note.
Mi appunto queste note non per dire qualcosa in particolare ma per fissare delle riflessioni mentre le note e le sequenze di note mi passano tra le dita e nelle orecchie . Ho come l’impressione che le note abbiano la risposta e io non ho ancora nemmeno la domanda.
Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2009/11/il-fascino-delle-scale.html