Il Crocifisso: fede o tradizione?

Questo è quanto letto martedì a nome dei consiglieri comunali di minoranza in Consiglio Comunale a Desenzano prima dei punti 11 e 12 all’ordine del giorno (mozioni sull’esposizione del crocifisso presso tutte le sedi istituzionali, negli uffici pubblici e nelle scuole). Seguono le mie considerazioni punto per punto.

«Ci dispiace fare riferimento alla nostra identità religiosa, ma come cristiani, come cattolici, non possiamo che manifestare una profonda sofferenza per l’uso strumentale che viene fatto in molti contesti del nome di Dio.
Pertanto, in obbedienza al 2° Comandamento, che ci impone di non nominare il nome di Dio invano, facciamo ricorso a quella che è una scelta cara alla tradizione cristiana fin dalle sue origini: quella dell’obiezione di coscienza.
Per noi il Crocefisso non è un simbolo, né una tradizione, tanto meno un arredo, è Dio che si fa uomo e muore per la nostra salvezza. Per questi motivi, noi rimaniamo in quest’aula, ma non parteciperemo né alla discussione, né alla votazione

Per le liste “Desenzano con Pienazza” e “Desenzano democratica con Pienazza”»

Quelle che seguono sono le mie considerazioni personali:

– Il crocifisso (con la minuscola) esposto è un monumento nel senso etimologico del termine, ovvero aiuta a non dimenticare che Cristo è morto e poi risorto per noi, che si è fatto carico dei nostri peccati e che ha riportato la Speranza in terra. Gesù che si consegna zitto in mano ai suoi assassini a sottolineare la completa libertà che Dio ha concesso all’uomo: quella di ammazzare il suo unico Figlio nella maniera più infamante che all’epoca era concepita. Ovviamente questo punto potrebbe essere approfondito per pagine e pagine, ma non è il senso del post, dunque mi fermo qui. Era giusto per chiarire il significato che quella statuina a braccia aperte riveste per ogni cristiano. L’utilità, a mio avviso, di avercela avuta appesa in classe ricalca quella degli affreschi medievali nelle chiese gotiche, per mezzo dei quali si istruivano i fedeli.

– Quanto descritto al secondo punto, non so se lo condivido, per il semplice fatto che mai c’ho riflettuto bene sotto questo punto di vista. A me personalmente l’intera questione mi colpisce di striscio, nel senso che da cristiano non posso che dire che in fondo il crocifisso non è che uno dei tanti canali di evangelizzazione. E neanche il più efficace, a parer mio. Il compito dei cristiani è di agire come tali e non di piantar chiodi nelle pareti delle aule. Ovvio, meglio di niente, ma se verrà tolto, non vuol dire altro che dobbiamo rimboccarci le maniche e fare della propria vita un esempio ancora più chiaro e inequivocabile dell’Amore di Dio. In fondo anche Cristo si è consegnato muto come un agnello al suo macellaio. Perché non dovremmo fare lo stesso?

– Sull’ultimo punto mi trovo di nuovo indubbiamente d’accordo, quando si dice che non è una quesitone di tradizione o, peggio ancora, di arredo. Quando in particolar modo i leghisti si accaniscono in difesa del crocifisso in nome della tradizione italiana e poi allontanano gli immigrati e fanno distinzioni di razza, mi va proprio contro pelo, per l’incoerenza delle loro affermazioni.

E allora dico, togliamolo questo crocifisso e vediamo quanto ne gioviamo. Chissà, magari poi davvero l’Italia ha trovato una soluzione ai suoi maggiori problemi.

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