Una tradizione che affonda le sue radici nel XIV secolo e che, intatta ma trasformata, è giunta fino ai giorni nostri. Quella del Canto della Stella è più di un’usanza, è una celebrazione in musica, eseguita da donne, uomini e bambini, un momento di aggregazione per le comunità che nel Bresciano ha ripreso forma e vigore grazie a «La Dodicesima Notte», manifestazione organizzata dall’associazione culturale Chorus.
Nei giorni dell’Epifania il Canto della Stella, trasformato in un vero e proprio festival, vede il suo apice. E quest’anno la chiusura ufficiale di quella che è la quindicesima edizione si terrà a Lavenone sabato 13 gennaio: dalle 19 i cantori i cantori di Lavenone, Collio, Pompegnino, Provaglio Val Sabbia, Tignale e Vesio, con la partecipazione del corpo musicale di Vestone, si esibiranno nelle vie e nelle piazze del paese con partenza dalla chiesa di San Bartolomeo apostolo.
Per rivivere invece integralmente l’evento del 30 dicembre che si è svolto alla pieve Santa Maria Assunta di Mura, con la partecipazione straordinaria di Vincenzo Regis, l’appuntamento è per domani, sabato 6 gennaio, alle 17 su Teletutto, canale 16 del digitale terrestre. Sarà l’occasione per poter ascoltare i cori di Mura, Agnosine, Anfo, Pertica Alta, Treviso Bresciano e Capovalle, intervallati dalle letture dedicate al Natale e alle tradizioni del periodo interpretate proprio da Regis.
Perché si chiama così
La tradizione, diffusa non solo nel Bresciano ma anche in altri Paesi cristiani nel mondo (specialmente del nord Europa), deve il suo nome alla «stella», quella «cometa» che simboleggia il viaggio dei Re Magi verso Betlemme e verso Gesù bambino. Il nome del festival invece, «La Dodicesima Notte», allude ancora una volta all’arrivo dei Magi, giunti a rendere omaggio proprio la dodicesima notte dopo quella di Natale, quella dell’Epifania che in greco significa «manifestazione», in questo caso del Figlio di Dio all’umanità.
Nel Bresciano il Canto della Stella ha forti radici in Valsabbia, nell’Alto Garda, in Alta Valtrompia. Secono l’Enciclopedia Bresciana di don Antonio Fappani si tratta di «una specie di rito di questua natalizia…Consiste in una processione che si snoda lungo le vie del paese e che segue, quasi gli indichi la strada, una stella illuminata senza coda, costruita nei materiali più diversi e fissata sulla cima di un palo. Violino, fisarmomica, chitarra, clarinetto accompagnano canti tradizionali…»
E prosegue: «Nella versione valsabbina viene eseguita nelle due sere precedenti l’Epifania, seguendo a piedi il presepe costruito su un carretto e sormontato da una grande stella illuminata. Tutti indossano mantello e cappello neri. Chiudono la sfilata i sercòcc col gerlo sulle spalle per la raccolta delle offerte, che verranno distribuite alla case di riposo e alla scuole materne del paese e dei dintorni».
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