Il sindaco di Montichiari Marco Togni, unitamente ai «colleghi» dell’asta del Chiese, ha scritto nei giorni scorsi al Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, evidenziando le «contraddizioni» secondo loro presenti nello «studio 2019», allegato al progetto del depuratore del Garda.
«Contraddizioni» emerse anche da un confronto con lo «studio 2018», ottenuto di recente da Acque Bresciane che lo commissionò all’Università di Brescia: questo famigerato studio, precursore dell’aggiornamento risalente a un anno dopo, è allegato alla missiva ed essendo considerato necessario «per capire la tortuosità di un percorso poco chiaro e con troppi errori di valutazione» si chiede di inserirlo tra i documenti al vaglio del Tavolo tecnico, ottenuto dal fronte Chiese.
«È fondamentale sapere e conoscere le motivazioni che hanno portato Acque Bresciane dapprima a individuare solo 6 scenari (nello studio 2018, ndr) e successivamente ridurli ulteriormente a 4 (nello studio 2019, ndr)- scrive Togni, assieme ai sindaci di Gavardo, Muscoline e Prevalle-. È fondamentale perché siamo in molti a ritenere che l’intero iter sia per molti aspetti carente e viziato nella forma».
Ebbene, a sostegno di questa affermazione i sindaci elencano alcune delle ragioni: un’illustrazione minuziosa, anche per evidenziare l’«approssimazione dello studio». Ad esempio, si evidenzia come «in entrambi gli studi non è mai stata presa in considerazione la classificazione sismica dei Comuni», specificando che Gavardo e Montichiari «sono in zona 2», dove «forti terremoti sono possibili», a differenza di Peschiera che invece risulta in zona 3.
Ci si chiede anche perché nello studio del 2019, lo scenario con Gavardo e Montichiari subisca un incremento di costi e perché sia conteggiato il depuratore intercomunale di Gavardo, «già in fase di realizzazione nel 2019». Si evidenzia inoltre che nell’ultimo studio si nota «praticamente un improvviso aumento di 50mila abitanti equivalenti» e, sul fronte dei vincoli da segnalare, il fatto che nello studio 2019 «sono stati presi in considerazione molti più comuni rispetto allo studio del 2018».
Non mancano di far presente che, nello studio 2019, «seppur non richiesto dal regolamento regionale, l’Università di Brescia a sua completa discrezione ha inserito dei criteri aggiuntivi che rendono del tutto soggettiva e non più oggettiva la comparazione degli scenari», si legge. Al termine della lettera, mettono in risalto che il Ministero è «essere finanziatore di 100 milioni di soldi pubblici», nonché a capo della Cabina di Regia e del Tavolo tecnico, pertanto detiene una grande responsabilità nelle scelte che verranno compiute: «Le scrivo apertamente questo perché a seconda delle valutazioni finali del Tavolo tecnico e quindi di un eventuale avvio della Via da parte dell’autorità procedente, saremo costretti a far valere le nostre ragioni in tutte le sedi opportune, non solo in merito ai temi ambientali, ma anche a quelli relativi all’impiego di risorse pubbliche», garantisce Togni, assieme ai colleghi.
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