I Rosmarini

Dei Rosmarini ha già parlato il prof. Carlo Brusa e possiamo leggere l’articolo a loro dedicato in Carlo Brusa, Scritti giornalistici di carattere gardesano e bresciano, edito dalla Grafo edizioni nel 2006, a cura di Pia Bagnariol e Giovanni Stipi. Sappiamo dal professore che vennero a Desenzano all’inizio del’500, che nel’600 alcuni membri della famiglia, combattendo per i sovrani di alcuni stati tedeschi, ricevettero il titolo di barone, onorificenza trasmissibile agli eredi. Il Brusa ci dice pure che possedevano casa e terreni in località Intresine, sul Monte Corno, lasciati in eredità, sul finire del’700, a Vincenzo Alberti figlio di Gian Battista e padre di Andrea, questo famoso per il teatro desenzanese.

Nel’900 vivevano ancora due sorelle Rosmarini, una sposata Zeneroni, l’altra Polver, morte negli anni’30 di quel secolo; con un pò di pazienza si possono trovare le loro tombe nel Camposanto di Desenzano nella parte monumentale.

Cosa possiamo dire di più? Quello che leggiamo nelle Memorie degli Alberti, edite in Diari rivelati a cura di Giuseppe Tosi nel 2019. Nel’700 i Rosmarini di Desenzano erano molto stimati, ne parla con considerazione nelle sue Memorie Andrea Alberti. Carlo Rosmarini partecipa a una caccia alla lepre insieme ad Andrea e ad altri giovani-bene di Desenzano per compiacere un generale tedesco di passaggio con le sue truppe nel 1696 per l’area gardesana. Nel 1698 Andrea Alberti sposa Lucia Rosmarini, sorella di Carlo, verso la quale mostra un certo attaccamento, sentimento strano in un tempo in cui i matrimoni dei benestanti in genere erano celebrati dopo attente considerazioni economiche da parte delle famiglie. Carlo Rosmarini, fratello di Lucia, riceve cariche importanti nell’amministrazione comunale, che gli procurano anche dei dispiaceri. Infatti viene arrestato con altri notabili del Comune nel 1705 dai Francesi, che avevano invaso la Pianura Padana. Malgrado l’intervento di Andrea Alberti presso le autorità della Repubblica di Venezia perché intervengano in sua difesa, Carlo Rosmarini resta in carcere cinque mesi. Di nuovo Andrea Alberti e Carlo Rosmarini sono affiancati nel 1730 con il compito di ricostruire l’edificio della Dogana, abbattuto da un nubifragio. Nel 1731 invece Andrea Alberti è con Orazio Rosmarini, che riceve l’incarico dai Sindaci Agostino Villio e Carlo Rosmarini di appianare una lite sorta circa diritti di pesca al Vo con il Comune di Padenghe. Sono talmente in confidenza Andrea e Carlo, che quest’ultimo nomina il cognato e amico Andrea quale sovrintendente della celebrazione della messa perpetua in onore di Paolo Rosmarini, padre di Carlo e suocero di Andrea. Questo genere di impegno era diffuso nel’700. Nel 1732 il Comune sceglie ancora Andrea e Carlo insieme a Camillo Villio e a Michele Andreis perché a nome della Comunità rendano omaggio al vescovo di Verona monsignor Francesco Trevisan in visita pastorale a Desenzano. Nel 1744 un giovane Bartolomeo Rosmarini partecipa come giocatore per il Desenzano a un torneo di calcio tra Desenzano e Castiglione delle Stiviere, per la cronaca vinto in casa da Castiglione, malgrado il tifo infuocato dei Desenzanesi.

Un colpo decisivo alle ricchezze dei Rosmarini avviene nel 1778, quando i beni della famiglia sono divisi tra le due sorelle Marianna e Maria Guglielmina. La prima riceve i beni di Desenzano, Maria Guglielmina i possedimenti in Germania. Per di più Marianna con il testamento divide le proprietà desenzanesi tra cugini e nipoti.

Nell’800 i Rosmarini si presentano di molto ridimensionati in ricchezza. Basta consultare l’Archivio Storico Comunale per accertarsene. Nell’elenco dei maggiori possidenti di Desenzano, classificati in ordine decrescente di reddito, steso per l’anno 1859, Bortolo Rosmarini, figlio di Giuseppe, risulta al 90° posto; del resto gli stessi Alberti sono scomparsi del tutto da anni dai documenti certificanti i primi 100 benestanti di Desenzano. Non per questo i Rosmarini cessano di essere galantuomini, nel vero senso della parola, come si diceva nei tempi passati; per esserne sicuri, leggere gli epitaffi al Camposanto sotto il loro cognome. Nell’anno della battaglia di San Martino e Solferino, una loro bottega viene requisita insieme ai magazzini Feltrinelli, alla fabbrica di Rizieri Calcinardi e di altri per esigenze militari, senza grandi speranze di risarcimento. Anche se da tempo l’avessero perduta come proprietà, rimangono fedeli, fino alla scomparsa di Teresa, ultima Rosmarini, alla Messa annuale celebrata nella chiesetta di S. Anna e S. Carlo al Belvedere del Monte Corno in occasione della festa dei patroni.

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