Una famiglia eminente nella Desenzano dell’800 fu quella dei Polidoro, che il prof. S. Saglia nel suo libro Storia di un paese, riedito nel 2003 dalla Grafo editrice, dice originaria di Torbole. Alla fine del’700 il Municipio di Desenzano appaltava il diritto di pesca per quattro diversi comparti: la Riva di Sopra, la Riva di Mezzo, la Riva di Sotto, la Pesca del Vô, e Giovanni Polidoro con Giacinto Riviera era uno degli appaltatori. Giovanni Polidoro (1753–1843) non commerciava solo pesce, ma era, come si direbbe oggi, un imprenditore ad ampio raggio; dai documenti comunali di iniziò800 viene dettònegoziantè. Sta di fatto che, nell’elenco dei maggiori benestanti del paese del 1812, risulta insieme ai fratelli al 21° posto. Non che si debba prendere questi elenchi per oro colato, comunque ciò gli consentiva, secondo le normative del tempo (Regno Italico filofrancese), di entrare nel Consiglio Comunale. Ci fu la spartizione dei beni con i fratelli e nell’elenco del 1814 Giovanni Polidoro risulta al 31° posto. Quando Desenzano fu inglobato nel Regno Lombardo Veneto e prese avvio l’amministrazione asburgica (maggio 1816) Giovanni Polidoro fu uno dei tre Deputati che sostituirono il decaduto Podestà Andrea Alberti. Come in tutti i paesi piccoli (3500 abitanti) di una volta, non mancavano in Desenzano i pettegolezzi o le malignità e infatti sappiamo da don G. Manerba che il popolo lo giudicavàastutò. Per furbizia o, molto più probabilmente, per intelligenza, Giovanni Polidoro seppe allargare l’ambito del commercio in cui operava, tanto è vero che nella seconda metà dell’800 la sua famiglia risulta intestataria di un deposito di legname. I Polidoro abitavano la casa di loro proprietà di fronte al Teatro Alberti, tanto è vero che Giovanni Polidoro, con altri possidenti di via S. Maria, fu chiamato come testimone nel processo così detto “dei cipressi” istruito nel 1808 contro la famiglia Barbazeni, perché questi, acquirenti dell’ex convento di S. Maria dè Senioribus, avevano “cavato su” i cipressi del sagrato della chiesa. A titolo di cronaca, l’indagine poté stabilire che i cipressi, già parte integrante del cimitero della chiesa di S. Maria de Senioribus, spettavano al Demanio come la chiesa stessa una volta sconsacrata. Quindi i Barbazeni erano dalla parte del torto. Sta di fatto che oggi i cipressi non ci sono più e non c’erano nemmeno nelle prime fotografie del luogo dell’anteguerra.
Il Polidoro più meritevole di stima nell’800 fu Pietro Polidoro (1801–1875). Già deputato in Municipio nel 1842, si preoccupò di una sicura organizzazione del Servizio Sanitario Gratuito, stabilendo un contratto chiaro con i medici Francesco Andreis e Pietro Paolo Papa. I due dottori dovevano seguire gratuitamente 1783’poveri’ e i ricoverati dell’ospedale pubblico: il loro stipendio cumulativo sarebbe stato di £ 1400, mentre rimaneva miserrimo quello della levatrice. Pietro Polidoro fu anche Deputato Provinciale, ma nel 1848, l’anno delle insurrezioni e della I Guerra d’Indipendenza, lo troviamo responsabile del Comune. Quando diventerà sindaco (1869–1874) nell’Italia Sabauda, inutilmente si impegnerà per ottenere almeno un minimo di risarcimento per i danni subiti dai desenzanesi in quel conflitto. Dal 1850 al 1859 fu stabilmente Deputato Municipale con Giovanni Rambotti e Antonio Andreis (degli Andreis di via Roma), inoltre Presidente dell’Istituto Elemosiniere. In questi lunghi anni si dovettero affrontare in Desenzano problemi economici, della scuola, della sanità. Infatti pesanti furono le imposte governative dopo la sconfitta di Novara, il Ginnasio-Liceo fu in crisi e aveva anche perso il pareggiamento con i Licei Regi; nel 1855 ci fu una pesante epidemia di colera. Fatti positivi furono l’inaugurazione, nel 1854, della strada ferrata Ferdinandea Venezia-Milano passante per Desenzano e il trasferimento dell’Ospedale nell’ex palazzo Bevilacqua, grazie anche a una donazione consistente di Ferdinando d’Asburgo e di sua moglie Anna Maria. Nell’elenco dei benestanti steso per il 1859, Pietro Polidoro risulta al 15° posto con un netto miglioramento della condizione finanziaria della famiglia. Del coinvolgimento della famiglia di Pietro Polidoro nell’opera di soccorso ai feriti della battaglia di Solferino e San Martino (24 giugno 1859) abbiamo una testimonianza molto umana nelle lettere di soldati ospitati in casa sua, come in altre case, poiché non avevano trovato posto nei 10 Ospedali d’Ambulanza installati in Desenzano a partire dal 25 giugno 1859. Nella corrispondenza rintracciata in casse al momento dell’abbandono di Desenzano della famiglia Polidoro, missive in parte trascritte nel libro di Gino Benedetti, Desenzano,dalla sponda del lago di Garda storie e colori, ed. Zacchi Desenzano 1979, le lettere documentano riconoscenza e confidenza soprattutto verso la moglie Barbara, a cui spettò più da vicino il compito di soccorrere i giovani ospiti. Pietro Polidoro venne nominato sindaco nell’ottobre del 1869 e lo rimarrà fino alla malattia che lo porterà alla morte nel 1875. Lasciò un buon ricordo, soprattutto l’impegno mostrato durante il colera scoppiato in forma epidemica nell’estate del 1873: era sempre l’ultimo dei municipali a lasciare la sede del Comune (Palazzo Todeschini) a sera inoltrata. I Polidoro lasceranno il grande deposito di legname in via A. Anelli alla fine degli anni’50 del’900, dopo che, con la chiusura della Ditta Feltrinelli alle Rive negli anni’30, erano diventati i maggiori commercianti in legname di Desenzano. Vi lavorarono, tra i numerosi operai, il Mazzata di via Lorenzini, addetto alla grande sega, e il D’Arco di Rivoltella. Si rifornivano da loro tutti i falegnami di Desenzano e dintorni: dai Benamati ai Mor; vi andava spesso anche Giuseppe Signori. L’ultima proprietà desenzanese venduta dai Polidoro è stata la grande villa con cascina rustica del Pusonaro, ancora loro nel decennio 1980. I Polidoro, però, non venivano mai; qualche estate la si vedeva occupata da bambini stranieri, guidati da assistenti adulti.
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