Le campane sono indubbiamente il simbolo della festa e qualche giorno fa stavamo passeggiando tra la neve in paese con Camilla, quando sentiamo che i Campanér de San Filìs (campanari di San Felice del Benaco) stanno iniziando un mini-concerto di campane.
Ci infiliamo quindi di soppiatto nella torre campanaria dove, salendo le anguste scalette che portano al primo piano sentiamo … quattro, due, sette, terzine, tre …
Appena raggiunto il piano capisco subito che è il maestro che chiama in anticipo di una battuta il numero delle campane (se non sbaglio a San Felice sono otto) che devono suonare, leggendo lo spartito fatto di numeri: curioso, molto curioso!
Non deve essere facile, oltretutto per suonare le campane più grosse è necessario infilare i piedi in apposite foot straps, immagino per non essere risucchiati verso l’alto dal peso della campana.
Scopro dal Mazzoldi che ciò che abbiamo visto con Camilla è in realtà un pezzo di storia secolare che si sta perpetuando sino ai giorni nostri.
Le prime notizie storiche risalgono infatti al 17 aprile 1408. Era il periodo durante il quale il territorio di Scovolo veniva diviso tra le due comunità di Portese e San Felice. Portese pretendeva la campana del castello, ma San Felice preferì tenersi lo strumento musicale e cedere al suo posto il campo denominato “Ciliegia”.
Scopro che addirittura nel 1600 fu redatto uno Statuto dei Campanari.
In passato, il suono delle campane diffondeva calore ed emozione per le nostre contrade. Succedeva però che talvolta dei campanari non troppo delicati si facevano prendere un po’ la mano, trasformando il noto scampanìo in un fastidioso frastuono. Nel 1650 il Console redarguì i campanari maldestri, invitandoli ad un comportamento più rispettoso e conforme alle usanze. Più di un decennio dopo (1662), si arrivò alla stesura degli statuti: “che li campanari siano tenuti a sonar ogni festa di Precetto … con tutte le campane regolarmente senza farle dar volta in pena di cadauna campana et cadauna volta che sarà fatta dar volta di £ 5 … che non possono sonar d’allegrezza senza licenda del R.do Preposito nostro e del sig. Console …”.
Scopro che addirittura ci fu una rivolta dei campanari con una sommossa popolare.
Il 28 gennaio 1827 dopo le funzioni religiose del pomeriggio, la Deputazione comunale non consegnò, come d’abitudine, le chiavi della torre ai campanari. Molta gente si radunò sotto il porticato del Monte di Pietà. Uno dei deputati, il signor Bonazzi, fu udito pronunciare: “… che meglio sarebbe suonare il concerto 4 volte all’anno … a Natale, a Pasqua, nella funzione della B.V. del Carmine e dei SS. Titolari …”.
Un certo Marc’Antonio Mazzoldi, sentite queste parole, gridò che le campane erano state collocate lassù per suonare e non perché si tenesse chiusa la porta della torre. La gente iniziò ad applaudire entusiasticamente il Mazzoldi ed a fischiare il Bonazzi. I campanari forzarono la porta della torre e suonarono le campane fino al tardo pomeriggio, mentre in paese continuava il trambusto. La Deputazione fu costretta a far intervenire la gendarmeria per richiamare all’ordine il popolo in agitazione. Il Mazzoldi fu arrestato e recluso per un mese nelle carceri di Salò. Ma le campane continuarono a suonare.
Scopro che il primo defunto sepolto nel nuovo cimitero di Portese è un bambino di 11 anni, G. Battista Alberti, ucciso dalla campana del campanile della chiesa di S. Giovanni il 24 agosto 1924.
E si potrebbe continuare con molte altre vicende storiche legate alle nostre campane, ma a questo punto concluderei con le parole proprio del Mazzoldi:
Io spero che le nuove generazioni abbiano la volontà ed il buon senso di perpetuare l’arte del suono della campana, un “lavoro solenne” che rischia di scomparire nel nostro territorio. Ben pochi detengono il privilegio, il gesto quasi sacro di far dondolare quei bronzi, quelle bocche sonore.
Non importa se a volte lo squillo è stonato: è pur sempre un suono arcano che comunica al borgo un messaggio, quasi sempre di festa.
Vai articolo originale: http://garda2o.wordpress.com/2010/12/31/i-campanari-di-san-felice/