Siamo di fronte a palazzo Ducale, qui dove due imponenti colonne restano a ricordare l’antica via di accesso a Venezia. Sulla sinistra, con lo sguardo rivolto verso Piazza San Marco, le sale monumentali dell’elegante Biblioteca Marciana ospitano fino al 15 agosto una mostra senza precedenti: quella di Gottfried Helnwein.
La prima volta a Venezia per questo artista austriaco che vive tra Los Angeles ed il suo castello in Irlanda, le cui mostre attirano decine di migliaia di persone –come le 250 mila che visitarono la sua retrospettiva a Vienna, nel 2013-.
C’è chi davanti alle sue tele resta pietrificato: sgomento. Un inquieto incanto, un silenzioso bagliore, che dà il titolo a questaimpressionante esposizione.
Crudeltà ed innocenza, sangue e grazia: una bellezza infantile su cui colano rosse le tinte dell’inferno. Una raffinata macelleria, una denuncia che oltrepassa la realtà. Non è solo iperrealismo, ci spiega Luigi Romano Riccardini, collaboratore del curatore edorganizzatore della mostra, Manfred Moller di Edition Minerva, mentre pugnalati dal fascino della tela “Epiphany” contempliamo quell’Adorazione dei Magi trasfigurata e con minuzia pittorica ricondotta al tempo del nazismo.
Meglio parlare di “superrealismo” perché quello che vediamo, nonostante sia così realistico da sembrare una fotografia e non un dipinto, ricrea spazi e situazioni che oltrepassano la realtà, come nell’onirico “The visit”: la materializzazione di un incubo.
Ci troviamo al crocevia di ogni tabù. In “Epiphany” l‘infanzia, intoccabile, sembra venir ancora una volta provocatoriamente violata dall’artista, nella figura doppiamente sacra di un Cristo bambino, chioma nera, viso tutt’altro che sereno. La bionditàteutonica è riservata ad una Madonna su cui grava un pesante cappotto nazista che contrasta con il biancore della sua veste. Famelici come un branco di lupi, attorno a lei, rigidi nella loro statuaria ed ariana disciplina, i nazisti in adorazione.
Nei volti delle giovani adolescenti che ritroviamo in altri dipinti, come “Head of a child (Anna)” o “The disasters of war 77”,Helnwein ricerca la quintessenza dell’umanità: c’è nei loro sguardi l’attesa di un futuro che inizia a rivelarsi non più così innocente.
Alle volte queste fanciulle le benda, altre le espone al massacro:impavide qualche volta davanti al dolore, come in “The disastersof war 75”, altre volte squassate da una violenza implacabile che le insanguina, come in “The disasters of war 66”. Le sue bambine indossano spesso uniformi, altre volte impugnano armi. È la silenziosa sofferenza dell’infanzia il soggetto di tante opere, dove il contrasto tra innocenza e violenza si fa lacerante.
Non solo dipinti, nella mostra di Venezia. Sono esposte anche alcune fotografie, come i ritratti di Andy Warhol, William Burroughs e Charles Bukowski. Ad Helwein gli Americani non vanno troppo a genio: Micky Mouse stringe la mano ad Hitler, in una doppia denuncia. Ci sono poi le immagini di Marilyn Manson, con cui l’artista ha collaborato.
Le tele che si trovano nelle Sale Sansoviniane della Biblioteca Marciana sono undici, prese in prestito da istituzioni museali come l’Albertina di Vienna ed in dialogo costante con i capolavori del Rinascimento custoditi negli spazi dove la mostra è stata sapientemente allestita.
Inaugurata il 3 luglio, alla presenza di Gottfried Helwein, la mostra sarà visitabile, con ingresso dal Museo Correr, fino a domenica 15 agosto; se non potrete recarvi di persona a Venezia a vederla, l’invito è quello di approfondire la conoscenza delle sue immense opere, certi che non vi lasceranno incolumi.
Fotografie di Renzo Cerutti
Vai articolo originale: http://www.giornaledelgarda.info/helnwein-quel-silenzioso-bagliore/