Hats off to Mr Vasco Rossi

E’ passata tutt’un’estate da quando sono stata all’Olimpico a vedere Vasco – e che estate, specialmente per Vasco. Ci sono mille polemiche sulla sua “poco graziosa” uscita di scena, sulle sue esternazioni, sulla sua paura di sparire nel dimenticatoio: vi dirò la mia – Vasco semplicemente NON E’ tipo da dimenticatoio, it’s just not gonna happen. Da comunicatrice più o meno dilettante io credo di poter capire perfettamente la curiosità, l’interesse di un grande comunicatore come lui per un mezzo come internet, ed in particolare per i social network: ti aprono un mondo, un modo tutto nuovo di restare in contatto, di raccontarti, di rapportarti al mondo esterno. Forse sono anch’essi una droga, un vizio, può darsi, ma sono un’esperianza nuova, provocano in noi emozioni, sensazioni diverse, ci costringono ad imparare, foss’anche solo a capire come tecnicamente si usano… Io ho la sensazione di avere il privilegio di vedere la stella più splendente del rock italiano, che, per prima (come sempre, come in tanto altro) usa questi nuovi mezzi in un modo che tocca il privato ed il pubblico, OSA raccontare di sè e delle proprie debolezze – con tutti gli errori e le esagerazioni del caso, magari, ma, sai, quando uno è il primo… ;-) Vanitoso Vasco, gli dicono tutti coloro, anche ben intenzionati, che sono abituati alla cultura del lavare i panni sporchi in casa… Ecco, è un pudore, quello, che anche a me manca, purtroppo forse, ma anche no – per poter capire ed esprimere sarei pronta a sacrificare anche il mio più intimo privato, se non fosse anche quello altrui… E quindi lo capisco, il nostro Vasco nazionale, quello che è passato da Gainsbarre à Gainsbourg, da Blasco a Vasco, dall’essere una voce fuori dal coro ad essere un fuoriclasse, dall’essere considerato un contorno troppo inzuppato al cantautorismo italico, ad esserne la colonna portante, investito dal proprio pubblico della facoltà dal peso schiacciante dell’onnipotenza. E, ragazzi, a parer mio, dalla sua vita spericolata il Blasco è uscito un gran bene, superando qualsiasi aspettativa, anche la più assurdamente rosea – e questo lo penso della sua parabola di vita personale, quanto di quella artistica, che trascende anche il personaggio stesso. Quindi, prima di staccare quel poster dalle pareti della nostra anima, prima di rattristarci per lui, perchè non è più all’altezza di se stesso, pensiamo che probabilmente ancora una volta Vasco va ben oltre ciò che è convenzionalmente accettabile per noi e vive, intensamente, come noi mai sapremo sentire, esprimere, comunicare. Anche se noi lo capiremo solo tra 20 anni.

Di seguito le mie impressioni sul concerto, anche se con molto ritardo: in fondo quello avanti è lui…

Non potevo non scrivere un post su una serata del genere, sull’ultimo concerto da stadio di Vasco che vedrò nella vita. E che Signor Concerto! Iniziato in sordina, in tribuna, addirittura… Vasco lontanissimo, audio pietoso, atmosfera poca. Un paio di canzoni nuove e poi…

Ed è partito il concerto: siamo scesi nel prato ed abbiamo ballato, cantato, fatto amicizia… Vasco ogni tanto spariva dal palco: lunghissimi assoli alla chitarra, alla batteria, bei momenti, ottimi musicisti che lo accompagnano e sono parte integrante dello show, più che con qualsiasi altro solista, da sempre. Quando hanno cantato due dei suoi “coristi” il prurito si faceva fastidioso, ma in fondo… Vasco ha l’età che ha ed ha fatto la vita che ha fatto, vogliamo stare qui a nasconderci dietro un dito? Ha bisogno di riposarsi, riprendersi… e francamente anche a noi fan della prima ora un po’ di riposo tra una ballata folle e l’altra ha fatto solo bene! L’importante è che quando canta, Vasco, CANTA, ci mette tutto se stesso: quello che è, che è sempre stato, che più lo ascolti più lo conosci e più ti rendi conto di quanto sia un vero, grande artista, uno di quelli complessi, ma nudi nelle loro mille sfaccettature di autori, interpreti, uomini di grande spettacolo, persone e personaggi controversi. Dopo la prima pausa è tornato con Io sto male e ti viene da ammirare la sua schiettezza, la sua totale mancanza di pudore, di veli, di maschere. Perchè è così tra Vasco ed i suoi fan: la comunicazione è chiara, inconfondibile, ci si può anche mandare a cagare tranquillamente, come quando ha annunciato di essere un tiepido tifoso dell’Inter: Roma l’ha ovviamente, amichevolmente, fischiato. Vasco non cerca Alibi.

Ho cantato, ovviamente a squarciagola, a questo concerto, ho ballato, ho abbracciato, ho pianto. E durante questa canzone mi sono sentita testimone e parte di qualcosa che va oltre la canzonetta e che attraverso di essa racconta anche la mia vita. Guarda dove vai avrà più o meno 20 anni, l’abbiamo ascoltata tutti pensando che fosse un racconto personale, intimo, una canzone che parla di Vasco come di ognuno di noi. Ed era così. Ma l’intuizione dell’artista sta nello scrivere di sè e di te cose che il futuro consacra universali, almeno, sicuramente, nazionali. E visto come stiamo oggi, le lacrime sono scese abbondanti d’emozione e di speranza.

Poi Vasco ha probabilmente avuto male a quella costola, e di correre su e giù dal palco si è stufato: “Adesso voglio divertirmi anch’io”, ci ha detto, e ci ha regalato Sally alla chitarra acustica…

Insomma, qualsiasi cosa scriva, qualsiasi video posti non sarò mai in grando di trasmettervi le sensazioni (sensazioni!) che questo “Grande Vecchio” mi ha trasmesso, mi ha permesso di condividere con gli amici, a quel concerto ed in innumerevoli momenti della vita, come quella notte 15 anni fa a NYC, io e Clau, a far ascoltare Vasco al morosino Belga, a spiegargli, tradurgli passaggi… e Mathieu era con me e Clau all’Olimpico, altrettanto commosso, altrettanto entusiasta, altrettanto grato.

 

Vai articolo originale: http://scrivoxvizio.wordpress.com/2011/08/23/hats-off-to-mr-vasco-rossi/

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