Gran Bretagna, incertezza nel settore agroalimentare tra costi crescenti e nuove regolamentazioni

Negli ultimi mesi, il settore agroalimentare della Gran Bretagna è stato caratterizzato da una diffusa incertezza, dovuta a fattori interni ed esterni che impattano la produzione e il commercio. Il valore della produzione agricola britannica ha raggiunto quasi 35 miliardi di sterline nel 2023, di cui oltre la metà proveniente dall’allevamento e un terzo dalle coltivazioni. Tuttavia, il settore ha registrato una riduzione del 10% nel valore dell’output, principalmente a causa del calo dei prezzi delle commodity, che non è stato compensato da una riduzione dei costi di produzione.

L’aumento del National Living Wage del 9,8%, entrato in vigore ad aprile 2023, ha aggiunto ulteriori pressioni sui costi aziendali, sia per i produttori che per i supermercati. Contemporaneamente, la spesa delle famiglie per alimenti e bevande alcoliche è diminuita dell’1,2%, nonostante l’inflazione alimentare.

Tra le novità normative più impattanti, il requisito di etichettatura “Not for EU” rappresenta una delle misure più temute. La Food and Drink Federation (FDF) ha stimato che l’implementazione di questo sistema costerà circa 150 milioni di sterline inizialmente, con un costo annuo di 250 milioni di sterline per la gestione a lungo termine. Anche il BTOM, il nuovo sistema di controlli alle frontiere, ha sollevato preoccupazioni per l’aumento dei costi legati all’importazione di materie prime e per l’adeguatezza delle infrastrutture. Inoltre, il programma Extended Producer Responsibility potrebbe pesare ulteriormente sul settore, con un costo stimato intorno a 1,7 miliardi di sterline per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi.

La scarsità di manodopera rappresenta un altro grande ostacolo per l’agroalimentare britannico. Il governo sta cercando di affrontare il problema facilitando l’accesso a lavoratori stranieri stagionali e investendo in automazione per ridurre la dipendenza da manodopera esterna. Anche il settore della ristorazione, nonostante un aumento del 5% nel 2023 rispetto al 2019, è stato colpito dalla mancanza di personale e dall’aumento dei costi delle materie prime.

Il commercio estero del settore mostra una bilancia commerciale deficitaria, con una forte dipendenza dalle importazioni, soprattutto dai Paesi dell’Unione Europea. L’Italia si conferma tra i principali fornitori, specialmente per prodotti ortofrutticoli, vino, formaggi e olio d’oliva, nonostante una riduzione dei volumi esportati.

Fonte Ministero degli Affari Esteri

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