Lo confesso : adoro i film come "Ghost" o "Il paradiso può
attendere", mi commuovo e sorrido all'idea che esitono gli angeli, che
quel "custode" che da piccolo mi insegnavano essere una sorta di guardia
del corpo che ciascuno di noi possiede in esclusiva, esista davvero e
magari non con le alucce e la faccia paffuta o ieratica delle statuine
del presepio, ma magari sia una persona dall'aspetto del tutto normale.
Non me lo spiego e non me lo voglio spiegare, anzi non mi interessa
spiegarlo, ma sono certo che gli angeli esistano, che esistano persone
che fanno sentire la loro presenza benefica anche senza esserci
fisicamente, che davvero ti vogliono bene e che ti hanno a cuore.
Altri sono il distillato degli affetti di persone che non ci sono più
fisicamente ma che non smettono di esserci in altra forma.
Con il tempo sono cambiato, è vero: prima non ci facevo caso o non
accettavo ciò che razionalmente era inspiegabile. Ora ho dato un calcio a
questo atteggiamento e con i miei angeli ci parlo e li ringrazio. Non
faccio lunghi discorsi perchè so che sanno, anzi che spesso sono gli
artefici di ciò che mi accade, facendomi incontrare questa o quella
persona, creandomi un piccolo intoppo che però mi apre una nuova
prospettiva.
Questi giorni passati in sala di registrazione sono stati per me molto emozionanti e pieni di significati per me molto importanti: riascoltarmi al violoncello dopo questi anni di studio e ascoltare una prestazione onorevole è un piacere profondo.
Ma soprattutto stare in consolle con Stefano, cogliere le sue maestrie mi faceva tornare costantemente la mente a Gianpiero,: cosa avrei dato, quando ero ragazzo, per poter lavorare nel modo della musica con lui!
In tutti questi giorni ho avuto la netta sensazione che lui "ci fosse", me lo vedevo, vedevo il suo orologio con il cinturino nero, il suo sguardo sornione, come se dicesse "lo sapevo che ce l'avresti fatta a finire in una sala d'incisione".
E' come quando a Sesto suonavo il violoncello di Stefan o quando parlo nei workshop in cui spiego ad altri le cose che mi ha insegnato lui: lo sento, vicino, me lo vedo seduto su un tavolino lì a sinistra che guarda e sorride perchè, come tutti gli angeli, è felice della mia felicità.
Penso a mio nipote Alberto e ai novanta (novanta!) giorni di ingiusta prigionia e vorrei essere un angelo per aprire il catenaccio di quella cella o anche solo per sedermi lì sul bordo del lavabo a fargli una carezza.
Vai articolo originale: http://blog.gigitaly.it/2010/05/gli-angeli.html