Nelle “Biografie lonatesi” (manoscritto n. 147 della Fondazione Ugo Da Como) Paolo Soratini scrive che la famiglia Savoldi, ai suoi tempi, era formata da cinque “gentilissimi” fratelli: Raffaele, Giovanni Battista, Giuseppe, Federico e l’avvocato Antonio. Il loro padre, Paolo era stato “Governatore di alcune riguardabili Terre dello Stato Pontificio a Urbino, con onore di se stesso fece onore alla sua Patria [cioè Lonato]”.
Erede di tutti i beni di famiglia rimase il dott. Antonio.
Grande merito va riconosciuto ad Antonio Savoldi e Giacomo Zambelli che hanno curato l’unica edizione degli Statuti Civili e Criminali della Comunità di Lonato, stampati presso Giovan Maria Ricciardi in Brescia, nel 1722.
Giovan Battista Savoldi, nacque a Lonato il 3 ottobre 1753, figlio di Carlo (figlio dell’avv. Antonio) e Teodora Ongarini, secondo di cinque figli. Dopo i primi studi a Lonato, a vent’anni passò a Padova per studiare medicina, e contemporaneamente coltivare studi di filosofia e politica, con decisa adesione alle idee dell’Enciclopedia francese. Per tali idee e per la propaganda filo francese e avversione a Venezia, cadde in sospetto alla polizia e, in occasione di un tafferuglio tra studenti, fu cacciato dall’università di Padova.
Si iscrisse allora a Bologna, dove compì gli studi e si laureò in Medicina. Tornato a Lonato, si batté per la definitiva abolizione delle disuguaglianze fra i cittadini originari e forestieri.
Nella sua casa di Lonato, che si affacciava sulla piazza del municipio, angolo via Restelli, ma con ingresso principale dalla retrostante via Repubblica, si costituì quella piccola Accademia cui facevano parte i migliori giovani lonatesi del tempo.
Nel libro trentanovesimo delle “Memorie storiche” di Cenedella sono elencati tutti questi giovani cioè: Giovan Battista Savoldi, Vittorio Barzoni, suo fratello Olivo, Francesco Pagani, Giovan Battista Gerardi [che fu poi ammazzato da gente al soldo di Venezia il giorno delle Palme del 1797], Giuseppe Nocini di Collio e medico condotto in Lonato, Felice Mozzini notaio in Lonato, Paolo Tenchetta e Giuseppe Zaneroni.
Cenedella racconta che queste adunanze cominciarono dopo la prima metà del 1794 e continuarono fino al la fine del 1797: “Tutti questi si riunivano di notte nella casa del Savoldi, si trattenevano in discorsi ed in discussioni politiche… leggevano giornali e studiavano autori dl filosofia e politica ed economia quali Neker, Hainedl, gli Annali di Tacito, il contratto sociali di Rousseau… Voltaire e l’Enciclopedia francese”.
Cenedella riferisce anche di “un grave alterco avvenuto nel gennaio 1795 fra Vittorio Barzoni e Gio. Battista Gerardi, ed invano si intromettevano il Savoldi e il Pagani per avvicinarli, perché di lì a pochi giorni il Barzoni andò a Padova .…indi a Venezia”.
Forse fu questo il motivo che originò quell’allontanamento definitivo del Barzoni. che lo portò a una concezione opposta a quella democratica. Egli andò prima a Padova, passò poi a Venezia e Vienna e per finire a Malta, al servizio degli inglesi.
Giovan Battista Savoldi, il 1° agosto 1796, fu tra i primi ad accogliere a Lonato Napoleone, con il quale si incontrò più volte.
Trasferitosi a Brescia il 18 marzo 1797, fu nel Governo provvisorio, dove venne chiamato a far parte del Comitato di custodia della Cosa pubblica.
Costituitasi il 20 giugno 1797 la Repubblica Cisalpina, fu scelto da Napoleone fra i cinque membri del Direttorio. Fatto segno dell’avversione di Barras e del Trouvé, si rese subito conto che la Cisalpina era considerata una semplice regione francese. Si distinse fra i sostenitori dei drastici provvedimenti di soppressione dei monasteri e di beni ecclesiastici e di Confraternite, che egli utilizzò a Lonato per erigere un ospedale ed altre istituzioni.
Nel Diario dell’anno 1798 del canonico Pietro Bocca pubblicato da Guerrini nel II volume delle “Fonti per la storia bresciana”sotto la data 27 agosto, si legge: “Nuove di Milano portano essersi colà destituiti dai Francesi tre membri di quel Direttorio, uno dei quali si è il Savoldi e di più dicesi che questo Savoldi sia anche stato arrestato e posto in stato di accusa. Tra le altre cose se gli imputa d’aver mangiato i milioni, mentre si sa che ha investito sul milanese un milione di lire di Milano in uno stabile grandioso”.
Ma non risulta che sia mai stato arrestato. Anzi si difese e scrisse al Trouvé, amico di Barras, che egli non poteva e non voleva dimettersi. Ma il 31 agosto venne costretto dai francesi a lasciare Milano sotto una scorta armata.
Tornò a Lonato, dove, nel 1799, si pose a difesa del palazzo comunale che gli austro russi intendevano occupare. Seguì poi in Francia le truppe francesi del generale Scherer.
Dopo la battaglia di Marengo (giugno 1800), ritornò a Lonato. Convintosi che Napoleone intendeva rendersi assoluto signore delle Repubblica Cisalpina, cosa che era in contrasto con le idee e massime costantemente professate, si ritirò dalla azione politica, dedicandosi alla famiglia, vivendo appartato e lontano, quasi dimentico del tempo passato e delle speranze che avevano agitato gli anni passati.
Si dedicò di nuovo agli studi e fu “dei più solleciti nell’ordinamento” dell’Ateneo di Brescia.
Giacomo Attilio Cenedella scrisse: ”Cenni biografici intorno a Gio. Battista Savoldi di Lonato”, che lesse all’Ateneo il 7 marzo 1875 e furono poi inseriti nei Commentari Ateneo 1875 (pagine 56–62).
“Era quasi sempre concentrato e taciturno: incuteva rispetto ad ognuno. Dotato di singolare talento ed ingegno non era di quelli che in un tratto con uno slancio di mente afferrasse le cose che gli si presentavano: tardo al contrario sembrava fosse a comprendere, e me lo conferiva mio padre ed alcuni amici che io conobbi”.
Savoldi si fece promotore della necessità di “un fondo per lo stipendio di un segretario perpetuo e per quelle altre indispensabili spese che concorrono a una continua corrispondenza letteraria e a tutti gli altri bisogni di un corpo scientifico, chiese con lettera 15 piovoso anno X (4 febbraio 1802) l’assegnamento annuo di piccole lire novanta, da pagarsi con i fondi della cosa pubblica istruzione del dipartimento”.
Morì a Lonato il 10 aprile 1802.
Lasciò all’Ateneo di Brescia un legato della somma di seimila scudi. Per questo il 29 febbraio 1804 gli venne dedicata una lapide con un altorilievo e una iscrizione in latino, trascritta poi in italiano con il mutamento di sede e murata il 10 gennaio 1836.
L’Ateneo commissionò allo scultore Giovanni Franceschetti un monumento in marmo di Carrara e nel 1832 venne collocata nell’atrio dell’Ateneo in sua memoria una lapide con la seguente iscrizione dettata da Luigi Lechi: “A Gianbattista Savoldi — di Lonato — uno dei V direttori della repubblica cisalpina-cittadino e magistrato integerrimo-col forte consiglio e coll’opera-soccorse in vita la patria-ricordavola in morte-legando alla bresciana accademia-parte non poca d’uno scarso patrimonio — l’Ateneo riconoscente — l’anno MDCCCXXXII”.
Lino Lucchini
Prima pubblicazione il: 26 Gennaio 2022 @ 19:59
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