Il paradosso, nella «storia dei gettoni ai capigruppo», è che chi più ha lavorato più ora deve pagare: è questo il tema del giorno, che coinvolge 36 tra attuali o ex capigruppo consiliari di Desenzano, inclusi il sindaco Guido Malinverno e il presidente del Consiglio comunale Rino Polloni, costretti ora a rifondere al Comune compensi percepiti in totale buona fede, ma non spettanti, e pari a poco meno di undicimila euro complessivi.
Un tema che emerge oggi, ma che risale a ormai qualche mese fa, quando i capigruppo attuali hanno visto interrotti i pagamenti relativi alle loro partecipazioni alle conferenze dei capigruppo: «Non sono equiparabili ai membri delle commissioni – spiega il sindaco Guido Malinverno -. Il segretario comunale Alessandro Tomaselli ha appurato che i gettoni ai capigruppo non andavano versati dal 2009, da quando cioè una modifica al Testo unico degli enti locali ha differenziato queste figure dai membri delle commissioni, che invece continuano a percepire il gettone di presenza».
Maurizio Maffi, oggi capogruppo del Pd, ha a suo tempo presentato sul tema una serie di interrogazioni per capire «come l’Amministrazione comunale si sarebbe mossa per il periodo di tempo compreso dal 2009 a oggi. Grazie a una serie di verifiche che ho effettuato appena ricevuta notizia che i pagamenti sarebbero stati interrotti è emerso che in questo periodo non sono mancati gli avvertimenti da parte di Ministero, Corte dei Conti e Anci in cui si specificava che i Comuni avrebbero dovuto adeguarsi alla nuova norma. Cosa che non solo a Desenzano, ma anche in numerosi altri posti, non è stata fatta». È stata fatta ora, dall’attuale segretario comunale Tomaselli.
Ma non manca, tra i 36, chi fa sentire la propria voce. Come Silvia Colasanti, che capogruppo non è più ma lo è stata a lungo ed è tra quelli chiamati a versare la cifra più ingente (si va da un minimo di 21 euro a un massimo di quasi mille euro, a seconda del grado di partecipazione): «C’è stata una negligenza – evidenzia – e ora non vedo perché io debba passare come una che, anche se in buona fede, ha preso soldi che non le spettavano».
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