Francesca, massacrata di botte: sangue sulla felpa dell’amico

Incastrato da una felpa. «Quell’indumento sporco di sangue è un elemento importante» ammette il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia Gabriele Iemma. La felpa è quella che sabato sera scorso indossava Andrea Pavarini, fermato la notte scorsa come indiziato di delitto per la morte di Francesca Fantoni, la 39enne scomparsa da casa sabato sera e che è stata trovata senza vita in un angolo del parco pubblico di Bedizzole. 

«Abbiamo un video in cui si vedono l’indagato e la vittima insieme uscire da un bar e lui ha la felpa pulita. Dopo un’ora e mezza in un altro video di una telecamera diversa, la sua felpa appare sporca, come ha confermato anche un testimone» è la ricostruzione degli inquirenti. L’indumento è stato ritrovato dalla Scientifica dei carabinieri a casa del fermato, che l’aveva messa tra i capi da lavare. Nelle prossime ore le analisi diranno se il sangue è quello di Francesca Fantoni.

Pavarini, padre di un bambino di tre mesi, nega però di essere l’omicida della donna che aveva un ritardo cognitivo. «Non ha mai fornito alcuna confessione, al contrario ripete di non c’entrare nulla con questa storia» confermano i carabinieri che indagano coordinati dal sostituto procuratore Marzia Aliatis che la notte scorsa dopo le tre e dopo ore e ore di interrogatorio, ha disposto il fermo. 

Il delitto sarebbe avvenuto tra le 20.30 e le 22 di sabato sera e la 39enne sarebbe stata uccisa – così ritiene chi indaga – direttamente nel parco pubblico dove è stata trovata senza vita lunedì mattina. Massacrata di botte. «Crediamo a mani nude, ma stabilirà tutto l’autopsia» riferiscono i carabinieri. 

Le indagini nel frattempo proseguono in attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo che si terrà nel carcere di Brescia, ma che non è ancora stato fissato dal gip. «Siamo davanti ad una morte estremamente violenta – ha spiegato il comandante Iemma -. Sono in corso indagini per capire se ha fatto tutto da solo».

Gli inquirenti aspettano risposte anche dal telefonino di Francesca Fantoni che è stato ritrovato in frantumi sabato sera nella piazza del paese, vicino al luna park allestito da alcune settimane e che ora resta chiuso per lutto. In paese è invece iniziata una raccolta fondi a sostegno della famiglia Fantoni, molto conosciuta a Bedizzole. «Francesca era ingenua, ma buona e non doveva fare questa fine» commenta lo zio materno. «Non se la meritava perché non ha mai fatto male a nessuno».

 

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