Falde basse e sorgenti in secca: alla ricerca di pozzi e fonti per gli acquedotti

«La situazione è abbastanza critica, ma stiamo mettendo in atto tutte le azioni possibili per evitare che i nostri utenti abbiano dei problemi». Sonia Bozza, ingegnere ambientale, è responsabile della rete e degli impianti del servizio idrico di Acque Bresciane, la società che cura acquedotti e fognature in 98 Comuni con 605mila abitanti. L’altro grande gestore provinciale è A2A Ciclo idrico. «La mancanza di piogge l’anno scorso e anche quest’anno – spiega Bozza – ha fatto sì che le falde degli acquedotti siano a livelli molto bassi».

Non hanno per nulla recuperato il calo estivo, interrompendo l’andamento ciclico di riempimento. Vale per le sorgenti come per i corpi idrici profondi. Siccità significa carenza d’acqua per l’agricoltura, ma è a rischio anche l’uso domestico e alimentare. Sappiamo che i laghi boccheggiano (il Sebino in particolare), ma le criticità riguardano tutto il territorio bresciano, sia pure in maniera diversa. In verità, qualche apprensione in più c’è per i Comuni che pescano dal Garda. I 50/60 centimetri che mancano al Benaco rispetto alla norma significano 240 milioni di metri cubi di acqua in meno. Il lago rifornisce gli acquedotti di Sirmione, Desenzano, Manerba, San Felice e Moniga (dopo opportuna potabilizzazione).

Interventi

L’estate scorsa questi ultimi due paesi hanno avuto alcuni problemi. «Il sistema particolare di presa a lago di San Felice e Moniga – spiega l’ing. Bozza – risente dei bassi livelli. Stiamo monitorando la situazione e studiando soluzioni per risolvere le criticità». In modo stabile, anche perché i cambiamenti climatici non sono un fenomeno temporaneo. «Quando mi chiedono se sono preoccupata rispondo sempre che sì, sono pre occupata», dice Bozza. Uno spazio fra le due parole per spiegare che «da tempo Acque Bresciane si sta occupando di questi problemi». Gli interventi possibili, già in atto oppure programmati, sono di vario tipo.

I pozzi

Innanzitutto, sul breve, c’è «la manutenzione spinta per il recupero di sorgenti da cui si possa captare acqua». Un altro intervento riguarda «l’interconnessione di sistemi acquedottistici». In sostanza, un mutuo soccorso fra impianti che pescano ancora bene e altri in sofferenza. «Stiamo cercando di capire – dice l’ing. Bozza – se e dove si possono interconnettere acquedotti diversi per recuperare la portata di quelli più carenti». Una terza possibilità è la perforazione per trovare nuovi pozzi dove prendere l’acqua. In collaborazione con l’Università, Acque Bresciane sta conducendo uno studio che riguarda il territorio provinciale, alla ricerca di nuovi corpi idrici sotterranei. In alcune situazioni si è già al lavoro. Il Comune di Tremosine ha avuto particolari problemi l’anno scorso. Nel suo territorio, annuncia Sonia Bozza, «abbiamo già cominciato la perforazione di un pozzo pilota, che a breve sarà collegato alla rete». Naturalmente dopo tutte le analisi di verifica sulla salute dell’acqua captata.

Sinergia

Tutto ciò, tuttavia, non basta. È necessario trovare soluzioni stabili e di lungo periodo, oltre gli interventi dovuti del gestore. Consorzi di bonifica, agricoltori, istituzioni, società di navigazione, produttori di energia elettrica, enti locali: la siccità e le sue conseguenze si devono affrontare in sinergia. A questo proposito, Acque Bresciane, con altri soggetti, sta lavorando al riuso massiccio in agricoltura delle acque reflue depurate. «È un obiettivo strategico», commenta Sonia Bozza. Nel nord Europa e in Israele sono molto avanti su questa strada. Si tratta di usare la risorsa in modo ottimale, secondo le colture agricole, e di realizzare le infrastrutture per portarla a destinazione in modo puntuale senza che si disperda fra rogge e terreni.

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