Raccolta porta a porta. 60% di differenziata. Un sindaco che trasforma la spazzatura in posti di lavoro.
MERCATO SAN SEVERINO (Salerno) – «Non c’è niente da fare, la battaglia contro la monnezza è una battaglia culturale». A dirlo, nel suo ufficio al primo piano del palazzo comunale, dimora patrizia di epoca vanvitelliana ristrutturata e conservata ad arte, è Giovanni Romano, vicesindaco. Benvenuti a Mercato San Severino, 25mila abitanti sparsi in 22 frazioni per un totale di 31 chilometri quadrati di territorio. Siamo in provincia di Salerno, 13 chilometri nell’entroterra alle spalle della città e 50 chilometri appena da Napoli. Ma qui gli echi della lotta ai cumuli di spazzatura che arrivano ai primi piani delle case sembrano racconti di un altro mondo. «Noi siamo ormai a più del 60% di raccolta differenziata. Sono numeri consolidati, che ci hanno fatto vincere la palma di Comune riciclone», spiega Romano.
È lui il deus ex machina della vittoria sulla spazzatura. Sono 14 anni che studia il problema e si inventa sistemi per risolverlo. Spulciando tra le leggi dello Stato e i regolamenti per attuarle. Prima con due mandati da sindaco, adesso come seconda poltrona del Comune salernitano. E la svolta, quella da record, l’ha messa in piedi proprio lui, tra i primi in Italia. «A metà 2005 abbiamo abbandonato la Tarsu, la tassa sui rifiuti, e l’abbiamo sostituita con la Tia, la tariffa di igiene ambientale », spiega. Che, tradotto in parole povere, vuol dire per i cittadini una cosa non da poco. Cioè: più riciclo, più risparmio.
Il meccanismo è semplice: per lo smaltimento dei rifiuti, tutti i cittadini di Mercato San Severino devono al Comune una quota fissa annuale che è calcolata sulla superficie occupata dalla famiglia e sul numero delle persone della famiglia. Poi c’è una quota variabile calcolata sulla quantità “presunta” di rifiuti prodotti dalla stessa famiglia. Ed è qui che scatta il colpo di genio di Giovanni Romano: «Abbiamo messo in piedi un sistema che permette di sapere esattamente quanti rifiuti produce ogni nucleo familiare. Chi ricicla di più vince un bonus sotto forma di sconto sulla parte variabile della tariffa».
Le bollette per i rifiuti sono quattro all’anno, nell’ultima il Comune scala tutti gli “sconti” a cui la famiglia ha diritto. Un esempio? La signora Filomena Acconcia, casalinga, vive al sesto piano di un palazzo poco distante dal Comune. «In famiglia siamo in cinque», racconta. «Io, mio marito, i miei due figli e mio papà. Di quota variabile dovremmo pagare circa 90 euro all’anno, ma facciamo bene la differenziata e così a fine anno il Comune ci sconta ben 40 euro su 90. Un bel risparmio». «Il sistema », spiega il vicesindaco, «funziona con semplici codici a barre che i cittadini devono mettere sui sacchi della spazzatura differenziata. Noi del Comune, a inizio di ogni anno, forniamo tutto il materiale: i sacchi, i codici a barre, e un calendarietto in cui sono segnati i giorni di raccolta». Sì, perché a Mercato San Severino la monnezza si raccoglie porta a porta tutti i giorni della settimana.
Non esistono cassonetti in strada e nemmeno campane colorate. Tutti i rifiuti, di ogni genere, scientificamente separati, sono prelevati davanti alle porte di casa delle famiglie e dei 1.500 esercizi commerciali da squadre di operatori ecologici che entrano in servizio alle quattro della mattina e lavorano fino alle undici passando al setaccio ogni giorno tutto il territorio del Comune. Così il bravo cittadino “riciclone” tiene in casa i suoi contenitori colorati in cui dividere i rifiuti (umido, carta e cartone, plastica, alluminio e banda stagnata, secco non riciclabile) e, nei giorni stabiliti, mette il suo codice a barre sul sacco pieno e lo piazza fuori della porta di casa. «Così noi del Comune possiamo calcolare la quantità di rifiuti che fa la famiglia semplicemente moltiplicando il peso dei rifiuti che ogni sacco può contenere (che noi abbiamo già calcolato) per le volte che la famiglia ci dà il sacco pieno».
E non basta. Ognuno può controllare a che punto sono i suoi “sconti” andando in una parte dedicata del sito del Comune. Ma tutto questo meccanismo quanto costa alle casse comunali? Dice ancora Romano: «Pensi che da quando abbiamo messo a regime questo sistema risparmiamo quasi il 6% rispetto alla raccolta indifferenziata. E in più diamo lavoro a 26 persone che gestiscono la raccolta porta a porta». Ventisei giovani dipendenti di una società, la Ge.se.ma. Spa, che è al 51% di proprietà del Comune e per il 49% di Italia Lavoro. Che si portano a casa uno stipendio medio di 1.400 euro al mese per sei giorni di lavoro alla settimana. «E risparmiamo anche se abbiamo dovuto organizzarci a portare l’umido addirittura in Sicilia con dei container perché nella nostra regione non ci sono impianti di compostaggio. Con un costo a tonnellata che invece di 45 euro schizza fino a 145».
Intanto in giro non si trova una cartaccia nemmeno a pagarla a peso d’oro. Girando a piedi per le vie del centro e setacciando le 22 frazioni in cui sono sparsi gli abitanti di Mercato San Severino, sembra un po’ di essere nei cantoni della Svizzera. Tutto lindo, pulito e profumato. Così perfetto che questa “oasi” della Campania (regione governata da Antonio Bassolino, che proprio sulla monnezza ha ricevuto un avviso di garanzia) è addirittura diventata modello per molti Comuni del Nord. «Pare incredibile», racconta soddisfatto Giancarlo Troiano, responsabile amministrativo del Comune, «ma da noi sono arrivati a studiare il sistema della raccolta differenziata addirittura dalla provincia di Cuneo. E la Regione Lombardia ci ha contattato perché le facessimo da consulenti. Una bella soddisfazione, no?».
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